S.E.MONS. Mario Ceccobelli
Omelia Chiusura Porta Santa

13-11-2016

Carissimi,

Papa Francesco nel documento di apertura dell’anno giubilare esortava tutti con queste parole:

«In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita» (MV 25).

Nella liturgia di apertura della Porta, il 13 dicembre dello scorso anno, dicevo che la misericordia non è soltanto una parola del Vangelo: è la Persona stessa di Gesù Cristo, è l’Amore del Padre, tenerissimo e compassionevole, che si è fatto prossimo all’uomo fino ad assumere un corpo, un volto, un cuore d’uomo.

Dio si è dato a noi per dilatare il nostro cuore nella misura del suo, per renderci capaci di amare come egli ci ama.

Carissimi, questa sera la Porta della Misericordia verrà chiusa, ma io questa stessa sera vi consegno una Chiave capace di aprire un’altra porta, quella del nostro cuore. Anche questa Chiave ha un nome, è lo stesso della Porta: Gesù di Nazaret, figlio di Maria e Figlio di Dio.

Voglio sperare che in questo anno giubilare dopo aver oltrepassata la porta santa, lo sguardo di ciascuno si sia fermato sul volto di Gesù, collocato su un pannello proprio difronte alla porta, e lo sguardo sia poi sceso fino a illuminare e riscaldare il cuore.

È quel volto, sono quegli occhi, quel cuore di Gesù che devono essere rimasti stampati dentro di noi.

Infatti solo se Lui, il Cristo crocifisso e risorto, è stato accolto e ascoltato ed è iniziata una relazione di amore con Lui possiamo dire di aver vissuto questo Giubileo.

Noi tutti, che sperimentiamo la fragilità e la debolezza della nostra natura umana, abbiamo sempre bisogno di misericordia, non possiamo vivere senza di essa e la troviamo sovrabbondante soltanto nel cuore di Gesù, per questo è necessario che Lui sia fatto entrare aprendo con la chiave la porta. Solo allora potremo coniugare i verbi delle opere di misericordia: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti, passando all’imperativo: Consiglia, Insegna, Ammonisci, Consola, Perdona, Sopporta, Prega.

Sono i verbi del mandato che questa sera in modo tutto speciale consegno alle famiglie della nostra Chiesa diocesana. Il mio pensiero è a loro rivolto, a loro raccomando: “Portate nella vostra casa la misericordia, educate i vostri figli a vivere la misericordia, fate in modo che la vedano vissuta da voi genitori”.

Papa Francesco nella Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, al n. 274 ricorda che «La famiglia è la prima scuola dei valori umani, dove si impara il buon uso della libertà. Ci sono inclinazioni maturate nell’infanzia che impregnano il profondo di una persona e permangono per tutta la vita come un’emozione favorevole nei confronti di un valore o come un rifiuto spontaneo di determinati comportamenti».

Questo è il compito dei genitori, decisivo per il futuro dell’umanità e della chiesa.

Se mi consentite un suggerimento, vi invito a collocare la chiave che vi consegnerò al termine di questa liturgia in un luogo speciale della vostra casa, magari vicino al libro dei Vangeli, perché siano ambedue un richiamo costante alla misericordia ricevuta e donata.

Potrebbe anche diventare il luogo dove rifare la pace dopo una crisi tra marito e moglie, tra fratelli, tra genitori e figli.

Il mandato a portare e diffondere la misericordia lo consegno comunque a ciascuno di voi. Tutti siamo chiamati a diventare Donatori di Misericordia. Come fanno in maniera encomiabile i donatori di sangue, noi dobbiamo entrare nell’associazione universale dei donatori di misericordia.

Un secondo mandato lo affido ai giovani della nostra Chiesa eugubina. Papa Francesco per il prossimo Sinodo, dedicato proprio ai giovani, ha proposto questo tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

L’argomento è espressione della sollecitudine pastorale della Chiesa verso i giovani ed è in continuità con quanto emerso dalle recenti Assemblee sinodali sulla famiglia e con i contenuti dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris Laetitia. 

Con il Sinodo dedicato ai giovani Papa Francesco intende accompagnarli nel loro cammino esistenziale verso la maturità affinché, attraverso un processo di discernimento, possano scoprire il loro progetto di vita e realizzarlo con gioia, aprendosi all’incontro con Dio e con gli uomini e partecipando attivamente all’edificazione della Chiesa e della società.

Il prossimo Sinodo invita dunque ad intessere uno stretto legame tra giovani e famiglie per entrare in dialogo proprio attraverso i verbi della misericordia: Consigliare, Insegnare, Ammonire, Consolare, Perdonare, Sopportare, Pregare!

Carissimi, chiudendo la Porta Santa, oltre a sottolineare il mandato alla famiglia e ai giovani vi segnalo due opere che rimarranno a ricordo di questo Giubileo e che continueranno a vivere fin quando nel cuore dei fedeli si continuerà a coniugare i verbi delle opere di misericordia sopra ricordati.

La prima è l’Aratorio Familiare, sorto in località Coppiolo per accogliere il desiderio di alcune famiglie di mettere in comune la propria vita, per aiutarsi e sostenersi a vicenda, creare ambienti sani dove crescere i propri figli in momenti di condivisione, di avventura, di gioco, di riflessione, di lavoro gratuito.

L’Associazione ha coinvolto più enti, come Il Capitolo dei canonici, che ha messo a disposizione dei terreni e il Comune di Gubbio, che ha concesso l’uso dei fabbricati. L’attività principale è caratterizzata dal lavoro della terra (coltivazione di ortaggi, allevamento di animali, produzione di cereali ect). La produzione in parte è venduta per sostenere l’attività dell’Associazione ed in parte è regalata a chi è in difficoltà. Chiunque frequenta l’Aratorio, sia giovane, sia anziano, sia volontario, sia in difficoltà, è accolto come fratello e membro di una grande famiglia.

Proprio perché l’Aratorio Familiare si fonda sulla legge della carità fraterna e dell’aiuto reciproco, intendo indicarlo come il Santuario della Carità, da visitare come gli altri santuari della nostra diocesi.

L’altra opera mi è stata suggerita dal nostro carissimo don Angelo. Si tratta di uno spazio nella chiesa di Santa Maria, situata al centro della nostra città, spazio dedicato al sacramento della Riconciliazione e chiamato Penitenzieria.

Quando la fragilità e la debolezza umana hanno avuto in noi il sopravvento possiamo ricorrere a questo luogo, dove troveremo sempre un presbitero disposto a donarci il perdono del Signore per ricominciare a vivere la misericordia.

Carissimi, frequentare il Santuario della Carità ci aiuterà nel mettere in pratica i verbi delle opere di misericordia. Potremo così entrare in relazione con Cristo, chiave che apre non solo le porte dei nostri cuori ma anche quella del Regno dei cieli.

Con questa certezza oggi chiudiamo la Porta Santa del Giubileo straordinario della Misericordia, Porta di cui ciascuno di noi riceverà la Chiave che si chiama: Gesù Cristo, Figlio di Dio, morto e risorto per la nostra salvezza.

Infine mi piace ringraziare ancora una volta i padri francescani, che non solo hanno messo a diposizione la chiesa, ma hanno anche donato il perdono del Signore amministrando il sacramento della riconciliazione.

Assieme a loro ringrazio i volontari del Giubileo che hanno assicurato per oltre undici mesi il servizio di accoglienza e di accompagnamento a tutti i pellegrini e per loro vi chiedo un applauso.

+ Mario, vescovo