Gubbio: enti e terzo settore a sostegno delle famiglie per combattere la crisi economica

 

GUBBIO (31 maggio 2013) – “Fare rete”, attivare sinergie e collaborazioni per un valido progetto di sostegno alle situazioni di povertà nel territorio eugubino. Nasce così il percorso che mette insieme i servizi sociali del Comune di Gubbio, la Caritas diocesana e le parrocchie, il volontariato con il Cesvol a fare da capofila, la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e il Terzo Settore.

Tutti soggetti coinvolti per la loro pluriennale esperienza nell’ambito delle povertà e del disagio sociale. Alcuni hanno partecipato alla fase progettuale, mentre altri entreranno in quella esecutiva. L’obbiettivo è dare un aiuto per combattere quello che oggi è uno dei problemi più gravi e più urgenti: le povertà e il disagio economico delle famiglie.

Stamattina, nella Sala dei Vescovi della Curia diocesana eugubina, è stato firmato il protocollo d’intesa tra le parti coinvolte nel progetto. Erano presenti il vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Carlo Colaiacovo, il presidente del Centro servizi per il volontariato Perugia (Cesvol), Luigi Lanna, e Maria Luisa D’Alessandro, commissario prefettizio del Comune di Gubbio, alla sua prima uscita pubblica con il nuovo incarico.

Un dato per avere un’idea delle vecchie e nuove povertà nel territorio eugubino. Istat e Caritas italiana ci dicono che, nel 2009 in Umbria, il 12,1 % delle famiglie (circa 11 mila nuclei) arriva a fine mese con molta difficoltà, il 7,3 % (circa 6500 famiglie) non riesce a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni e il 10,2 % (9 mila) non riesce a scaldare la casa adeguatamente. Se fossero omogenee le situazioni, con una empirica proporzione, si potrebbe pensare che a Gubbio: 378 famiglie arrivano a fine mese con molta difficoltà, 224 non riescono a fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni e 310 non riescono a scaldare la casa adeguatamente.

In un anno, dal 2010 al 2011, l’incidenza della povertà relativa sulla popolazione in Umbria è passata dal 4,9 all’8,9 per cento. Ecco perché è necessario intervenire con la massima urgenza con un “progetto anti-crisi” che, mettendo insieme alcuni soggetti e individuando le risorse economiche, i beni e servizi e le risorse umane necessarie, possa dare un aiuto concreto, anche se limitato e non esaustivo, al disagio economico e sociale che sta strangolando persone e famiglie in Umbria e, in particolare, nel territorio di Gubbio. L’esperienza potrebbe essere propedeutica e quindi riproposta in altri comuni o zone sociali della regione, diventando un modello di intervento.

In fase di progettazione è stata innanzitutto effettuata una veloce ricognizione sul territorio comunale dalla quale sono emersi i bisogni più urgenti. Diverse le categorie cui fanno riferimento i bisogni rilevati: lavoro, cibo, casa, impossibilità a sostenere alcune spese e altro ancora. La rilevazione è stata affidata agli unici presidi articolati esistenti in modo capillare sul territorio: le parrocchie e i parroci. In particolare, analizzando le zone di Branca – Torre dei Calzolari – Padule – San Marco; centro storico e zona di espansione Est; centro storico e zona di espansione Ovest; Madonna del Ponte, Semonte e Mocaiana.

La rilevazione è avvenuta mediante una scheda predisposta dal Cesvol, Comune e Caritas; è stata inoltre integrata con l’esame degli interventi Caritas degli ultimi tre anni e con colloqui con i vari operatori dei centri di ascolto (Comune, Caritas, ecc..).

Nella seconda fase del progetto, sono stati analizzati alcuni elementi da tenere presenti per il soddisfacimento dei bisogni rilevati: quantificazione, individuazione e reperimento delle risorse; garanzie che tutte le risorse vadano con efficacia e trasparenza a soddisfare bisogni di persone residenti nel comune di Gubbio; affidamento della “cabina di regia” alla Caritas diocesana che, per esperienza e affidabilità, è in grado di garantire la concretezza e la fattibilità del progetto; coinvolgimento e sensibilizzazione delle numerose associazioni di volontariato che, a prescindere dalla loro specifica “mission”, potrebbero mettere a disposizione risorse umane per far fronte a quella che anche loro considerano un’emergenza.

Infine, il progetto è stato sottoposto all’attenzione dei soggetti che ora debbono mettere a disposizione le risorse necessarie, grazie a quanto deciso con la specifica convenzione.

Grazie alla ricognizione sul territorio, tra le famiglie sono emerse alcune priorità. Eccole per ordine di importanza e di impatto sul nucleo familiare: integrazione dei costi di affitto; pagamento delle bollette energetiche (elettricità, acqua, gas, ecc.); integrazione dei costi scolastici (una tantum); integrazione di prodotti alimentari specifici (olio, latticini, ecc.); prodotti per bambini (in particolare latte).

Passa in secondo piano la distribuzione di prodotti alimentari perché è una richiesta già soddisfatta direttamente dalla Caritas diocesana (500 famiglie) e dalle Caritas parrocchiali, grazie anche al contributo del Banco alimentare, che si è comunque dichiarato disponibile a integrare gli aiuti nei modi e nei tempi che gli saranno indicati.

In questa fase, il progetto si dedicherà ai primi due bisogni rilevati e cioè all’integrazione dei costi di affitto e al pagamento delle bollette. Ma sarà compito di una apposita commissione individuare ulteriori forme di aiuto, in particolare nel campo alimentare, mediante convenzioni con soggetti economici che forniscono cibo pronto, già cotto e da asportare per il consumo domestico, da fornire a soggetti che si trovano in particolari casi di necessità.

Ecco come sono stati quantificati i costi del progetto. Ai Centri di ascolto/sportelli della Caritas e del Comune si rivolgono ogni anno circa 5 mila persone di duemila famiglie su un totale di residenti del comune di circa 33 mila persone (12 mila famiglie); senza poi contare quanti si rivolgono direttamente a parroci o alle associazioni di volontariato.

Inoltre si è già registrato, presso i Centri di ascolto di Caritas e Comune, un notevole aumento di richieste, nei primi mesi dell’anno in corso.

Sull’andamento degli interventi sulle due voci affitto e bollette, nei primi due mesi dell’anno il Comune e la Caritas hanno già erogato aiuti per circa 22 mila euro, raggiungendo complessivamente circa 150 famiglie.

Le risorse in campo. La Caritas (che opera in tutti i comuni compresi nel territorio della diocesi) già interviene da anni attraverso contributi in denaro e la distribuzione di pacchi alimentari (circa 2.500/3.000 negli ultimi tre anni). Per il 2013 ha stimato una diminuzione delle proprie risorse provenienti dal fondo dell’8 per mille, passando da una disponibilità di 80 mila a 50 mila euro. La Caritas metterà a disposizione per il presente progetto circa 15 mila euro, oltre a tutta l’attività amministrativa e di sportello che è stimata per un costo annuo di 20 mila euro (che ovviamente non vanno computati sul fondo di intervento).

Il Comune metterà a disposizione 15 mila euro e risorse umane (assistenti sociali e personale amministrativo) per un costo annuo stimato in circa 35 mila euro (non vanno calcolati sul fondo di intervento). La Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia metterà a disposizione un intervento di natura economica pari 50 mila euro.

Il Cesvol, attraverso il personale del proprio sportello di Gubbio e a personale amministrativo del Comune, assicurerà tutta la parte di segreteria. Metterà inoltre a disposizione il proprio consulente commercialista per tutte le necessità, per un costo stimato di circa 5 mila euro.

Le associazioni di volontariato potranno partecipare a un bando di prossima emanazione per un importo di circa 300 mila euro (per l’intera Umbria), al quale accedere per concretizzare interventi specifici, anche se di modesta entità, che alcune associazioni potrebbero destinare al progetto.