GUBBIO (7 agosto 2015) – «Questa sera la nostra Chiesa è in festa. Siamo saliti numerosi in Cattedrale, invitati dalla nostra sorella Agnese, per condividere la gioia della sua definitiva consacrazione al Signore».
Così il vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, apre la sua omelia per la celebrazione solenne della professione perpetua della giovane Agnese Ceccarelli nella fraternità delle Sorelle del piccolo testamento di San Francesco. In una chiesa cattedrale gremita di amici, parenti e fedeli, la trentunenne eugubina ha manifestato la propria adesione ai voti perpetui nella piccola famiglia religiosa francescana nata proprio in diocesi, con l’approvazione del Vescovo.
Oltre a Ceccobelli, erano presenti il vescovo emerito di Gubbio, mons. Pietro Bottaccioli, e il vescovo di Macerata, il tifernate mons. Nazzareno Marconi, e tanti sacerdoti e religiosi delle famiglie francescane. Tra gli amici delle Sorelle del piccolo testamento di San Francesco che non sono voluti mancare al rito, c’era anche il popolare attore di origini italiane, Terence Hill (insieme al figlio Jess), che a Gubbio ha vestito a lungo i panni del celebre sacerdote della fiction televisiva di Rai Uno “Don Matteo”.
«Da nove anni – ha detto ancora mons. Ceccobelli nell’omelia – Agnese, insieme a suor Daniela e suor Francesca, ha iniziato un cammino alla ricerca della propria vocazione.
Quando Dio l’ha chiamata alla vita e quando con il battesimo Gesù l’ha introdotta nel suo Regno, aveva su di lei un progetto che Agnese ha cercato di capire e piano piano, aiutata da persone amiche e illuminata dallo Spirito di Gesù, ne ha scoperto il significato: vivere nel mondo senza appartenere al mondo, vivere le vicende umane senza farsi catturare da esse, perché il cuore e tutta se stessa sono già nel Regno dei cieli, appartengono già allo Sposo che l’attende per le nozze eterne.
La coincidenza della consacrazione di Agnese con la festa della Trasfigurazione di Gesù, avvenuta sul monte Tabor davanti ai testimoni Pietro, Giacomo e Giovanni non è casuale.
Il brano che riferisce questo episodio era stato proclamato durante la liturgia del suo battesimo, avvenuto nella seconda domenica di quaresima il 18 marzo 1984 e amministrato dal padre Francesco De Lazzari durante una missione popolare tenuta dai frati francescani.
Sul Tabor Gesù, deponendo per un attimo l’abito umano mostra la sua identità divina e la sua gloria, quella che lo attende dopo essere passato attraverso la morte e la risurrezione. Nel momento della prova, quando Gesù fu catturato, processato, ucciso e sepolto, quei suoi discepoli avrebbero ricordato la gloria contemplata sul monte e avrebbero atteso trepidanti la risurrezione.
Così Agnese con la professione perpetua mostra a tutti la vita futura, quella che ci attende dopo la morte e che Gesù ci ha procurato con la sua stessa morte e risurrezione.
Agnese diventa per noi tutti un segno profetico della vita che ci attende dopo questa esperienza terrena, ci ricorda che la morte del corpo non è altro che il travaglio di un parto.
Lo stesso concetto lo ribadiva anche l’apostolo Paolo scrivendo ai cristiani di Roma: “Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati” (Rm 8, 22.24).
La speranza dunque, quella fondata sulla realtà di Cristo, diventa il viatico del cristiano. Con la forza e la convinzione di questa speranza, con i voti solenni emessi nelle mie mani e davanti alla Chiesa, Agnese non si appartiene più, la sua vita diventa dono di profezia per tutti noi.
Certamente rimarranno in lei la fragilità e la debolezza, note comuni ad ogni creatura vivente, ma lo Sposo non le farà mancare il suo amore, ogni giorno riscalderà il suo cuore e illuminerà la sua mente, ogni giorno le parlerà nel segreto.
Nel racconto evangelico ora proclamato, Marco narra di una voce che scende dal cielo. “ Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»” (Mc 9,2ss).
È quello che ha fatto in questi anni suor Agnese sul modello di Maria di Betania: si è messa in ascolto del Maestro e Lui le ha rivelato la profondità e l’ampiezza dell’amore, le ha insegnato a declinare il verbo amare rivelandone i segreti.
È un cammino, questo già iniziato, che non si concluderà mai: ora nella fede, poi nella raggiunta visione per tutta l’eternità!
Fra poco, dopo averle ricordato come con il battesimo sia già morta al peccato e consacrata a Dio, chiederò ad Agnese: “Vuoi ora appartenergli più intimamente con il nuovo e definitivo titolo della Professione Perpetua?”
E ancora: “Vuoi, con l’aiuto di Dio, abbracciare quella stessa vita di perfetta castità, obbedienza e povertà che San Francesco, seguendo l’esempio di Gesù Cristo e della sua santissima Madre, la Vergine Maria, scelse per sé e i suoi frati, e in essa perseverare sino alla morte?”.
E ancora: “Vuoi impegnarti a servire, amare, adorare e pregare il Signore Dio con cuore puro e mente pura ed essere donna di preghiera o, più ancora, come il Padre San Francesco, «preghiera vivente»?”
Agnese risponderà sempre: “Sì, lo voglio”.
Questa tua volontà, carissima suor Agnese, manifestata solennemente davanti all’assemblea, impegnerà anche noi, tutta la nostra Chiesa, tutti i tuoi amici accorsi numerosi questa sera, nel sostenerti con la preghiera perché tu possa manifestare questo impegno ogni giorno della tua vita per realizzare la tua vocazione, per essere segno di profezia dei cieli nuovi e della terra nuova.
Cara suor Agnese, insieme a noi ti sosterranno anche i Santi della nostra terra, a cominciare da sant’Ubaldo e da san Francesco che non ti faranno mancare la loro mediazione, ma prima ancora ti assisterà amorevolmente la Vergine Maria, che Gesù morente ci ha consegnato come Madre – ha concluso il Vescovo di Gubbio – e che rimane sempre con noi».