GUBBIO (15 marzo 2010) – Dopo quello promosso da Azione cattolica, la diocesi di Gubbio propone un altro momento di riflessione dedicato all’ultima enciclica di papa Benedetto XVI, la “Caritas in Veritate”. Stavolta si tratta di un incontro organizzato dall’Ufficio pastorale diocesano per i problemi sociali, il lavoro, la pace e la salvaguardia del creato. Il tema è “Vivere la carità nella verità” e l’appuntamento è fissato per giovedì 18 marzo, alle ore 21, presso l’hotel “Beniamino Ubaldi in via Perugina.
“L’iniziativa – spiega Gabriele Fondacci, responsabile dell’ufficio diocesano – nasce da un percorso di approfondimento che la nostra equipe ha compiuto, ragionando su cosa c’è veramente al fondo dell’attuale crisi economica e sociale e come se ne esce? Dove si può trovare la forza per poter fare scelte durature, responsabili e che tengano in considerazione anche il bene dell’altro? In un momento storico come quello che stiamo vivendo, ha senso ancora prendere sul serio il Magistero del Papa e in particolare la sua enciclica “sociale” Caritas in Veritate? Ma che cosa sono Carità e la Verità?”.
Il relatore dell’incontro è Giuseppe Manzari, missionario itinerante laico che da oltre 40 anni svolge la sua attività nella chiesa cattolica attraverso il Cammino Neocatecumenale.
“L’obiettivo dell’iniziativa – spiega ancora Fondacci – è quello di aiutare i partecipanti a capire che la vera rivoluzione sociale sta nel cambiare il cuore dell’uomo orientandolo a Gesù Cristo, vera fonte dell’Amore e della Verità. Benedetto XVI afferma nella sua enciclica che «…senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale…»”.
Dall’ufficio diocesano spiegano anche che in un incontro non si può affrontare tutta l’enciclica di papa Ratzinger, ma che la relazione si soffermerà più che altro sulla parte introduttiva, che racchiude tutto il messaggio del Pontefice.
“Importante – commenta Fondacci – è anche il passaggio in cui il Papa afferma che «senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell’amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario»: la famosa dittatura del relativismo – conclude il responsabile dell’ufficio diocesano – tante volte denunciata dal Papa”.