GUBBIO (9 aprile 2010) – Un patrimonio culturale e di fede che affonda le sue radici nei secoli passati e che suscita ancora oggi una grande partecipazione popolare, sia per quanto riguarda l’organizzazione, sia dal punto di vista del pubblico. E’ il fenomeno delle sacre rappresentazioni, assai diffuso in tutta Italia, ma spesso poco studiato e poco approfondito.
Per questo è nata l’idea del convegno nazionale sul tema “Sacre rappresentazioni: arte, etica, Vangelo delle comunità”, che si è aperto oggi pomeriggio a Gubbio. Una iniziativa promossa dalla diocesi eugubina e dall’associazione Europassione per l’Italia, con il patrocinio del Servizio nazionale per il Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana e del ministero per i Beni e le Attività culturali.
La tre giorni di studio e di approfondimento si è aperta con il saluto del vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, e dell’assessore del Comune di Gubbio, Cristina Ercoli. Poi, don Mario Sensi, docente emerito dell’Università Lateranense di Roma ha avviato la serie delle conferenze con una relazione sul tema: “La Passione del Cristo: dalle fraternite disciplinate alle moderne performance”.
«Pur nella ricchissima varietà, dovuta agli adattamenti locali, è facile tuttavia ha spiegato il prof. Sensi – intravedere nelle moderne processioni del Cristo Morto l’adozione dei due modelli messi in voga tra Medioevo ed età moderna: la processione della Deposizione, alla maniera veneta e la processione dei Misteri alla maniera romana. La varietà degli adattamenti locali ha fatto poi sì, da una parte, che non ci fosse cesura fra i due modelli, processione e sacra rappresentazione; mentre, dall’altra, ha permesso di rivisitare alcuni momenti qualificanti della paraliturgia medievale del Venerdì Santo. Sta di fatto che tra le due azioni paraliturgiche si riscontra uno stretto nesso. Dalla visione del Cristo Morto portato in processione e dalla Madonna Addolorata, la cui statua segue il feretro, il fedele è portato a meditare sulle proprie responsabilità. Da qui la necessità di ripercorrere i momenti più violenti della Passione, intercalando la processione con i misteri, o facendoli procedere. Lodevole è pertanto la presente iniziativa, presa dalla Diocesi di Gubbio, una Diocesi di frontiera, al fine di dare un quadro d’insieme dei riti del Venerdì Santo che annualmente si svolgono tra Umbria e Marche. Fermo restando il fatto che solo una laboriosa ricerca condotta in archivi confraternali -in verità pochi quelli a noi pervenuti e la maggior parte in attesa di un riordino che comunque si prevede lungo e laborioso- permetterà di conoscere i tempi e le modalità del diffondersi del rito della processione notturna del Cristo morto e il perché processioni, come quelle di Gualdo, Assisi, Gubbio, Bevagna, Colfiorito, Cantiano, ecc., siano diventate un formidabile punto di aggregazione: un fatto culturale cittadino di tutto rispetto. Di non minore importanza la conseguente attrazione turistica. Fattore di aggregazione, ma soprattutto suggestive cerimonie dal profondo messaggio religioso».
La prof. Giovanna Casagrande dell’Università di Perugia ha parlato poi de “Il movimento dei Disciplinati: i motivi di un successo”.
«Nel mare dell’universo confraternale – ha detto la studiosa – s’impongono con una decisa impennata, specie nel corso del Trecento, quelle dei Disciplinati. In particolare per quanto attiene l’Umbria si può parlare di “terra di disciplinati”. L’apparire a Perugia, nel 1260, di questo movimento – che mobilitò laici, chierici, religiosi e che aveva intenti di pubblica penitenza, praticata processionalmente con l’autoflagellazione, nonché di concordia e di pace – ha fatto sì che l’attenzione si sia notevolmente concentrata su di esso e sulla diffusione di confraternite che nel tempo – dove prima dove dopo – lo seguirono».
Infine, l’intervento di Mara Nerbano, docente dell’Università di Cassino, sul tema “Le devozioni umbre: testimonianze e prospettive di ricerca dal Medioevo al Barocco”. Una ricognizione delle rappresentazioni attestate in Umbria dalla fine del tredicesimo secolo al principio del sedicesimo, con escursioni fino al diciassettesimo, per evidenziare le questioni interpretative irrisolte e indagare sulle possibili intersezioni tra le attività performative dei disciplinati e altre culture della rappresentazione: teatro liturgico, pratiche ascetico-mistiche, saperi dei professionisti, tradizione omiletica.
La prima giornata del convegno si è conclusa con la lettura delle Laudi dei disciplinati di Gubbio a cura di alcuni studenti della classe IV B del liceo classico “Mazzatinti”, guidati dai docenti Fabio Menichini e Filippo Mario Stirati.