Presentazione: la storia della diocesi di Gubbio nel nuovo libro curato da mons. Pietro Bottaccioli

 

GUBBIO (29 settembre 2010) – E’ stata presentata alla stampa stamattina la “fatica” editoriale di mons. Pietro Bottaccioli, vescovo emerito della diocesi eugubina. Il volume si intitola “La diocesi di Gubbio. Una storia ultramillenaria, un patrimonio culturale, morale, religioso ineludibile” ed è edito da TMM e da Città Ideale. Si tratta della prima opera organica che ripercorre, in dieci capitoli e un totale di 622 pagine, la storia della chiesa eugubina dal 416 (lettera di papa Innocenzo I a Decenzio, vescovo di Gubbio) fino all’anno giubilare 2000, offrendo un quadro completo. Cinque anni di lavoro per monsignor Pietro Bottaccioli, classe 1928, che “ha avuto il coraggio di mettere mano a un’opera così importante – ha detto il vescovo di Gubbio Mario Ceccobelli in conferenza stampa –, scientifica e archivistica, facendo e rifacendo, giorno e notte, per dare vita a un lavoro che mancava nell’archivio della nostra Diocesi”. Bottaccioli tra l’altro ha imparato ad usare il computer in questa occasione.

Tutte le diocesi dell’Umbria – ha spiegato Riccardo Liguori, responsabile ufficio stampa Ceu, Conferenza episcopale umbra, intervenuto durante la conferenza stampa di presentazione – stanno mettendo mano alla memoria delle proprie origini. Gubbio è capofila. La parte più complessa è ricostruire la storia dei primi mille anni, cosa invece riuscita a monsignor Bottaccioli. Speriamo che l’opera sia d’esempio per le altre chiese umbre”.

Il libro sarà presentato ufficialmente venerdì primo ottobre, alle ore 18 presso la Sala conferenze del Convento di San Francesco a Gubbio. Il giorno seguente, sempre alle ore 18 e nella Chiesa di San Francesco, lo stesso mons. Pietro Bottaccioli, insieme ai due sacerdoti Ubaldo Braccini e Romano Bambini, concelebrerà solennemente la santa messa per i 60 anni di ordinazione sacerdotale. Un bel traguardo per i due presbiteri e per mons. Bottaccioli, vescovo di Gubbio dal 1989 al 2005.

Nota per le redazioni: di seguito trovate il testo dei documenti distribuiti stamattina.

SCHEDA SINTETICA ELABORATA DA MONS. PIETRO BOTTACCIOLI:

La scrittura del libro è partita dall’invito rivoltomi dal vescovo Ceccobelli di tracciare la storia della Diocesi eugubina nel ‘900. Mi parve subito opportuno allargare l’oggetto della ricerca all’800, o meglio, a cominciare dalla fine del ‘700: la discesa dei francesi in Italia guidati da Napoleone. A questo punto ritenni di cogliere l’occasione per presentare un quadro storico completo, anche se necessariamente sommario, della storia della Diocesi. Si trattava di premettere ai dieci capitoli della storia moderna e contemporanea un excursus storico a partire dalla celebre lettera di papa Innocenzo I a Decenzio, vescovo di Gubbio, ( 19 marzo 416), che fa della diocesi una lusinghiera presentazione.

I capitoli che seguono l’excursus che, partendo dall’antichità della diocesi eugubina, ne racconta il risveglio religioso e civile dopo i tempi oscuri delle invasioni barbariche attraverso due inattesi avvenimenti l’arrivo dei monaci benedettini irlandesi benemeriti, oltre che della missione evangelica, di aver prosciugato la pianura di Gubbio ridotta, per il secolare abbandono, a una grande palude (Padule) e l’ingresso nel pauperculus eremo di Fonte Avellana di san Pier Damiani che ne fece il centro di irradiazione della riforma iscritte nella grande riforma gregoriana e di cui beneficiò largamente la diocesi di Gubbio di cui gli era stata affidata la cura. E proprio il grande amico di Fonte Avellana, Ubaldo Baldassini, consacrato vescovo di Gubbio da papa Onorio II (1129), prese da allora a governare questa chiesa felicemente nei secoli. All’influsso avellanita si intreccia, nella vita della diocesi dal tredicesimo secolo l’influsso francescano. A Gubbio san Francesco era venuto subito dopo la sua conversione ed era passato più volte durante la sua vita stringendo amicizia con il vescovo beato Wilano (1206-1238), già monaco di Fonte Avellana.

Con la vicenda ubaldiana coincide il sorgere del Comune. Proprio durante la vita del vescovo Ubaldo appaiono chiaramente i segni della lotta per l’emancipazione delle nuove classi cittadine nei confronti della soggezione feudale. Del periodo comunale rimane quale documento di eccezionale valore lo Statuto vecchio redatto nel 1338. Da qui, in parallelo segue il racconto delle vicende della vita comunale ed ecclesiale finchè il libero comune rinunciando alla proprio libertà diventa appendice di una Signoria diversa per storia e tradizioni, la Signoria di Urbino, cui peraltro diede sempre un leale sostegno e un valoroso contributo nelle lotte del ducato. Però la grave negligenza della cura pastorale per la quasi centenaria assenza dei vescovi residenti a Gubbio aveva portato lo sfaldamento della disciplina ecclesiastica e del costume cristiano tanto più che si entrava nella profonda crisi della Chiesa istituzionale fermata dal Concilio di Trento. Il vescovo di Gubbio Marcello Cervini (1544-1555), poi papa Marcello II, fu uno dei principali protagonisti nel primo periodo. Tra i suoi collaboratori spicca l’eugubino Agostino Guido Steuco della Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi. Il Cervini inizio la riforma della Diocesi di Gubbio con il suo Sinodo del 1549. Riforma che con particolare energia fu continuata dai suoi successori tra i quali

eccelsero Mariano Savelli (1561-1599) e Alessandro Sperelli (1644-1672).

I successivi dieci capitoli hanno i seguenti titoli:

Capitolo I: Il vescovo Angelelli, pastore zelante e uomo di pace, passa infine con l’Imperatore?

Capitolo II: Lo spirito della restaurazione compromette l’azione dei vescovi Ancaiani e Massi.

Capitolo III: I contraccolpi della questione romana nella vita della Diocesi.

Capitolo IV: La repressione del Modernismo arrestò un riformismo culturale diffuso.

Capitolo V: L’“inutile strage”: i cattolici e il problema della guerra

Capitolo VI: Pio XI chiude la questione romana, l’incontro e lo scontro con il fascismo

Capitolo VII: La seconda guerra mondiale fece emergere un mondo di barbarie

Capitolo VIII: La scomunica contro il comunismo favorì piuttosto la politicizzazione della vita

religiosa. L’Umbria al primo posto fra le Regioni rosse

Capitolo IX : Il Concilio dono di Dio per la Chiesa e per il mondo

Capitolo X: Chiesa dei nostri giorni

I singoli capitoli sono preceduti da un sommario che tenta di dare una chiave di lettura dei fatti e dei problemi che essi pongono, che eviti ogni dispersione a favore della unità della trattazione.

INTRODUZIONE DEL LIBRO DI MARIO CECCOBELLI, VESCOVO DI GUBBIO:

Pietro, 58° successore di sant’Ubaldo, nato nella seconda decade del secolo scorso, è stato protagonista degli eventi civili e religiosi svoltisi in quel periodo straordinariamente ricco di cambiamenti che hanno segnato la storia dell’Europa, dell’Italia e di Gubbio.

Due guerre mondiali, il fascismo, la ritirata dell’esercito tedesco, i partigiani, le stragi di un conflitto che in alcuni frangenti ha assunto i connotati di una guerra civile, il subentrare della repubblica alla monarchia, il Concilio Vaticano II, il passaggio dalla civiltà contadina a quella industriale, il ‘68, la caduta del muro di Berlino, la fine, o quasi, delle ideologie, le nuove filosofie e il pensiero debole della civiltà moderna: tutto questo non è stato ignoto al Vescovo Bottaccioli. Tutto questo ha vissuto da posizioni non marginali. Ha partecipato al Concilio Vaticano II come segretario del vescovo Ubaldi e non era uno che si defilasse dall’assise conciliare per visitare Roma; era il primo a intrufolarsi nelle sale stampa e nelle segreterie dei Padri conciliari, in particolare di quelli che facevano opinione, per raccogliere novità, indiscrezioni, pettegolezzi.

Anche in diocesi don Pietrino, come gli egubini ancora lo chiamano, era un prete che si notava per l’attività pastorale innovativa, per gli scritti (ricordate “Il Buratto”!) su “La Voce”, per gli interventi nelle riunioni del clero diocesano e regionale.

Da queste considerazioni è nato in me il desiderio di proporre al vescovo emerito di scrivere la storia della Chiesa diocesana del ‘900.

Dopo una fase un po’ tormentata di riflessioni è arrivata una risposta che andava oltre le aspettative. Pietro, convinto che non si può comprendere il cosiddetto “secolo breve” senza prima aver riflettuto sulle vicende storiche dell’Ottocento, in questo volume ci presenta la storia della Chiesa di Gubbio negli ultimi due secoli del secondo millennio. Ma c’è ancora di più: ha voluto inserire all’inizio del libro un excursus, breve ma completo, che va dalle origini della diocesi fino all’epoca napoleonica.

Un lavoro come questo mancava al patrimonio della Chiesa eugubina. In archivio sono conservati documenti importanti, piccole monografie, ma non figura un’opera completa, preziosa per la sua straordinaria documentazione, per le numerosissime citazioni e i rimandi.

In questi cinque anni il vescovo Pietro ha consultato non solo l’archivio diocesano, ma anche quelli di altre diocesi, l’archivio vaticano e quello dello Stato. Ha letto decine e decine di libri su argomenti che voleva ben capire per poi trattarli con obbiettività e con acute osservazioni e deduzioni.

Come è suo costume, se prende a cuore un progetto non si dà pace fino a quando non l’ha realizzato. Così ha fatto anche in questa occasione. Sono stato testimone delle sue lunghe sedute davanti al computer o alla scrivania, senza darsi tregua; talvolta anche di notte, quando un’intuizione lo colpiva nelle ore d’insonnia o un ricordo lo spingeva a ricercare, in qualche faldone dell’archivio, notizie che potevano far luce su episodi particolarmente intriganti e complessi.

Sono anche stato testimone – del resto ero il più vicino e quindi il primo con cui potesse condividere le scoperte o le intuizioni – delle sue delusioni o dei suoi entusiasmi per il ritrovamento di fonti che in qualche modo avvalorassero le sue teorie. A questo riguardo l’indagine sul periodo dell’episcopato del vescovo Angelelli è stato per lui un vero tormento.

Quest’opera, certamente faticosa e impegnativa, può essere considerata una pietra miliare per gli storici che in seguito vorranno approfondire argomenti o studi su personaggi della storia civile e religiosa della nostra diocesi. è un dono prezioso che il vescovo Pietro ha fatto alla sua e nostra Chiesa diocesana, che per lui è stata prima madre e poi sposa.

Ora si merita un po’ di riposo, ma non è detto che non possa ancora porre mano a qualche altra ricerca da lasciare, quale ulteriore dono, non solo ai posteri, ma anche a chi, il 6 febbraio 2005, ha consegnato il Pastorale.

Mario Ceccobelli

vescovo di Gubbio