GUBBIO (24 gennaio 2011) – Anche la diocesi di Gubbio riflette sui risultati della Settimana sociale dei cattolici italiani, che si è svolta nell’ottobre scorso a Reggio Calabria. Si terrà venerdì 28 gennaio prossimo, alle ore 21 presso l’hotel “Beniamino Ubaldi” di via Perugina, la conferenza sul tema “Un’agenda di speranza per il futuro dell’Italia: dalle settimane sociali dei cattolici il contributo per il bene delle nostre comunità”.
Un incontro organizzato dall’Azione cattolica diocesana, dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, da Oratorio “Don Bosco”, Caritas diocesana e Associazione italiana maestri cattolici. L’iniziativa sarà introdotta da un breve saluto del vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli. La relazione sarà curata da Luca Diotallevi, vice presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, professore di sociologia all’Università Roma Tre.
L’incontro è aperto non solo agli operatori delle varie realtà promotrici dell’iniziativa ma anche a tutte le autorità pubbliche, forze politiche e sociali della città, oltre che all’intera cittadinanza, in modo da offrire il contributo di pensiero delle Settimane sociali alla comunità eugubina e diocesana. In ottobre, da Gubbio erano partiti per Reggio Calabria il vescovo Ceccobelli, insieme a Matteo Andresini e Tiziana Calvelli.
Ecco il resoconto sull’esperienza, scritto proprio da Andresini.
“Saper contare senza farsi contare”. Potrebbe essere riassunto così il messaggio principale emerso dalla 46esima edizione delle Settimane sociali dei cattolici italiani, svoltasi a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre.
Nel solco della centenaria tradizione delle Settimane sociali, infatti, a Reggio Calabria si sono ritrovati 1200 delegati delle Diocesi e delle Associazioni ecclesiali italiane, fra cui una delegazione della Diocesi di Gubbio, guidata da S.E. Mons. Ceccobelli e composta da Matteo Andresini e Tiziana Calvelli.
Un’occasione importantissima di approfondimento e confronto intorno al tema centrale della presenza dei cattolici nell’Italia del 2010.
I lavori, guidati dal comitato scientifico di organizzazione delle Settimane sociali, si sono aperti con il messaggio di Papa Benedetto XVI, il quale ha rinnovato l’appello “perché sorga una nuova generazione di cattolici, persone interiormente rinnovate che si impegnino nell’attività politica senza complessi d’inferiorità”. Il Pontefice ha ricordato che “tale presenza, certamente, non s’improvvisa; rimane, piuttosto, l’obiettivo a cui deve tendere un cammino di formazione intellettuale e morale che, partendo dalle grandi verità intorno a Dio, all’uomo e al mondo, offra criteri di giudizio e principi etici per interpretare il bene di tutti e di ciascuno”.
Il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Angelo Bagnasco, poi, ha tracciato le linee teologiche, pastorali e morali entro le quali collocare tutte le riflessioni, sociali, economiche e politiche delle Settimane sociali.
Con una relazione densa e profonda, il card. Bagnasco ha offerto alla Chiesa italiana una riflessione incentrata su “Logos e Agape”, proposti come i due elementi costitutivi e fondanti dell’impegno del cristiano (e non solo) nel mondo.
Bagnasco ci ha ricordato come “Il Logos eterno non si rivela all’uomo come una gnosi superiore e fredda, ma come la Verità che è Agape, e quindi come Colui che illumina e, nello stesso tempo, si dona, risplende e riscalda, chiama e sostiene i passi dell’uomo mendicante di cielo e pellegrino nel tempo”.
Partendo da questo, poi, la riflessione si è addentrata negli aspetti concreti dell’attuale situazione di crisi morale, economica e politica.
Con una analisi allo stesso tempo puntuale e cruda, sono emerse tutte le grandi difficoltà in cui versa il Paese oggi, con un particolare riferimento alla particolare situazione del Mezzogiorno.
La bellezza delle settimane sociali, e della 46esima edizione in particolare, comunque, risiede tutta nello sforzo di rivolgere l’attenzione alla concretezza della situazione attuale, perché, illuminati da “Logos e Agape”, la comunità ecclesiale italiana sappia rivolgere al Paese soluzioni e percorsi di speranza. Nel tipico approccio “laico” con il quale la dottrina sociale della Chiesa chiede al cristiano di impegnarsi nelle cose del mondo (ovvero con l’obiettivo non di rendere la società “più cristiana” ma più conforme al bene comune), i delegati si sono ritrovati, dunque, a discutere di proposte concrete in 5 gruppi di lavoro, che delineano nei fatti le 5 linee di intervento sulle quali occorre concentrare le nostre energie per “liberare” il nostro Paese e le nostre città.
1. Educare.
L’educazione è elemento centrale per la rinascita del paese (sarà, non a caso, la priorità della Chiesa italiana per il prossimo decennio). Le priorità proposte sono state: come dare più strumenti a scuola e famiglia, per premiare l’esercizio della funzione docente e incentivarne l’assunzione di responsabilità? Come sostenere l’esercizio dell’autorità genitoriale in famiglia? Come sostenere l’azione educativa dell’associazionismo e delle comunità elettive?
2. Includere.
Il gruppo si è occupato delle modalità attraverso le quali includere le nuove presenze, per una nuova storia di città. Immigrazione, inclusione sociale, cittadinanza, accoglienza e integrazione i temi trattati.
3. Intraprendere nel lavoro e nell’impresa.
Nel gruppo i delegati si sono interrogati su come sostenere la crescita economica, riducendo precarietà e privilegi nel mercato del lavoro, aumentandone partecipazione, flessibilità (in entrata e in uscita), eterogeneità.
Costruire un nuovo “Welfare delle opportunità”, ragionando su fiscalità, famiglia e impresa, nell’ottica fondamentale di restituire dignità e valore al lavoro.
4. Slegare la mobilità sociale.
La discussione nel gruppo è partita dall’analisi su quali sono le principali strozzature sociali e istituzionali che impediscono di poter ristabilire una chiara corrispondenza tra impegno individuale, riconoscimento sociale ed economico, contributo al bene comune.
Si è ragionato su come intervenire per creare condizioni di giustizia sufficienti per garantire a tutti di mettere a frutto le proprie capacità e, in questo modo, di sentirsi parte di un destino comune; su come ri-orientare le energie psichiche diffuse, individuando obiettivi di senso e modalità di valorizzazione dello sforzo individuale in grado di motivare – soprattutto i giovani – a investire sul futuro. Costruire lo spazio pubblico sulla base di merito e mobilità.
5. Completare la transizione istituzionale
Si è ragionato intorno alle possibili soluzioni che permettano al nostro paese di uscire da una lunghissima fase di transizione, ragionando intorno ai temi della forma di governo, della nuova legge elettorale, e soprattutto della prospettiva del federalismo, con tutte le opportunità e le difficoltà connesse.
I lavori nei gruppi sono stati particolarmente fecondi, vista la facilità di intervento e la concretezza delle discussioni. Molto stimolante, poi, è stata la possibilità di toccare con mano la vivacità ed il fermento delle comunità ecclesiali italiane, che offrono esperienze e visioni vive e attuali.
Le settimane sociali si sono concluse, dunque, con proposte concrete per l’Italia e per le nostre città, che, articolate, verranno proposte alla intera società italiana, come sale e lievito, nelle prossime settimane.
Chiunque volesse in qualsiasi modo approfondire le tematiche e i lavori della 46esima settimana sociale dei cattolici italiani, può farlo visitando il sito www.settimanesociali.it o contattando direttamente i delegati della nostra Diocesi che hanno partecipato al convegno.
Matteo Andresini