Con il rinnovo delle promesse battesimali dei fedeli durante la celebrazione e l’antica preghiera di invocazione dello Spirito santo “Adsumus, sancte Spiritus”, si è aperto in cattedrale il percorso sinodale della Chiesa eugubina. Anche la diocesi di Gubbio partecipa così a quell’ascolto della comunità che rappresenta la prima fase dell’itinerario parallelo di discernimento che Papa Francesco ha avviato per la Chiesa universale e che la Conferenza episcopale italiana ha iniziato nel nostro Paese. Il primo si chiuderà nell’ottobre 2023 con l’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, mentre il cammino sinodale della Chiesa italiana si concluderà con l’anno giubilare 2025.
Il filmato integrale della celebrazione
L’omelia del vescovo Luciano
Ecco il testo integrale dell’omelia pronunciata da mons. Paolucci Bedini:
La vita del popolo di Dio, la vita della Chiesa è un continuo pellegrinaggio. Ci è chiesto di uscire, di lasciare, di intraprendere un cammino la cui meta è la pienezza dell’incontro, tutti insieme come popolo, con il Dio della nostra salvezza, nella luce e nella beatitudine dell’eternità.
L’immagine del pellegrinaggio, in questo momento della storia della Chiesa e anche della nostra Chiesa di Gubbio ci aiuti davvero ad accogliere questa proposta, questo invito, questa richiesta pressante del Santo Padre di rimetterci in cammino, di uscire dalle nostre piccole e povere sicurezze, di tornare a seguire il maestro Gesù, là dove lui e solo lui continua a desiderare di portare il frutto della Pasqua. E se davvero oggi fossimo pronti a partire per un pellegrinaggio, forse non saremmo neanche vestiti così come siamo in questo momento, specie noi sacerdoti.
Avremmo indosso abiti comodi, robusti, capaci di affrontare ogni avversità di tempo e di strada, magari avremmo in mano un bastone per quando il cammino sarà più duro impervio e sicuramente avremmo sulle spalle uno zaino capace di contenere ciò di cui non possiamo fare a meno. Non troppo pesante, perché ci impedirebbe l’andare. Non troppo leggero perché rimarremo a un certo punto incapaci di proseguire. E di cosa abbiamo bisogno? Cosa davvero non può mancare per iniziare insieme questo cammino e portarlo avanti?
Il Papa, quando ho aperto il Sinodo per tutto il mondo una settimana fa, ha detto una frase: “Nella Chiesa, l’unica autorità che ha cittadinanza è il servizio”. Credo che questa sia la prima cosa di cui non possiamo fare a meno: sapere che siamo tutti chiamati – ciascuno e insieme come in famiglia, come comunità, come popolo – a metterci a servizio degli altri, a servizio del popolo, a servizio dell’umanità, di ogni uomo. Ma, meglio si direbbe tra noi: a servizio di ogni fratello e sorella.
Non esiste Chiesa che sia viva e che porti frutto se non è una Chiesa che serve la fraternità. E credo che questa sia una indicazione tanto profonda quanto capace di muovere il cuore ma anche le gambe, le braccia e tutte le nostre realtà. Questo fino a quando non saremo popolo di Dio, popolo di fratelli e di sorelle che si riconosce in un unico Padre che non esclude nessuno Perché nessuno si senta estraneo, perché nessuno senta la Chiesa come una casa chiusa incapace di accogliere qualsiasi situazione. Allora dobbiamo avere il coraggio e l’umiltà di metterci a servizio dei fratelli, di ogni situazione.
Perché questo accada, che cosa può muoverci? Che cosa può mettere nel cuore questa convinzione della fraternità e della necessità che, per essere davvero fratelli e sorelle, possiamo solo metterci a servizio degli altri? Che solo questo genera, fonda e rigenera ogni fraternità…
Non possiamo che accogliere l’ispirazione dello Spirito Santo, perché solo lo Spirito ci ricorda questo, perché è lo Spirito che guida la Chiesa facendola comprendere a noi e agli altri come una famiglia. E allora abbiamo, ancora una volta, bisogno di metterci in ascolto dello Spirito Santo. Non primariamente in ascolto tra di noi, non primariamente in ascolto dei diversi gruppi, delle diverse ‘fazioni’ e dei diversi modi di vedere e di pensare l’esperienza della Chiesa. Abbiamo bisogno di metterci in ascolto dello Spirito Santo che parla attraverso tutti. E dice ciò che Dio vuol dire a ogni Chiesa attraverso l’esperienza di tutti ma che, solo nell’unità e nella comunione della comunità cristiana, trova la sintesi, trova quella Luce di verità che può guidarci ad andare avanti.
Allora la sfida è quella di ascoltare lo Spirito Santo insieme, non da soli, non divisi, non distanti ma insieme. Solo quando lo Spirito Santo ci parlerà, tutti riuniti, allora davvero saremo la Chiesa di Gesù e il nostro cammino riprenderà. Che cosa ci aiuta ad ascoltare lo Spirito? Spesso ci attendiamo che lo Spirito parli dentro le nostre cose, dentro i nostri progetti, dentro le nostre parole, dentro il nostro modo di parlare di Dio o di vivere il Vangelo. Ecco, forse anche qui abbiamo bisogno di un altro elemento essenziale che sta bene dentro il nostro zaino, che non pesa troppo ma non può mancare: è la parola di Dio, perché lo Spirito Santo – prima di tutto – parla attraverso la parola del Signore.
E allora ecco che – perché possiamo rimetterci a servizio della fraternità, ascoltando insieme come comunità lo Spirito Santo – non possiamo fare a meno di rimetterci alla sequela del Vangelo. Non possiamo non dirci e non essere in concreto i discepoli che seguono il maestro Gesù. Solo questo è il nostro modo di camminare nella storia: la Chiesa non cammina da sola verso mete proprie ma la Chiesa è sempre una comunità di discepoli che cammina dietro il maestro. Perché – avete sentito – ogni volta che i discepoli fanno un passo avanti e si mettono davanti al maestro, o pongono domande che nascono dal cuore di uomini e dallo sguardo piccolo della storia, succede come a Giovanni e Giacomo nel Vangelo di oggi: invece che far avanzare il cammino del Regno, lo fermiamo. E perché tutti possiamo essere insieme discepoli di Gesù – l’unico nostro maestro – abbiamo bisogno che la sua parola sia l’unica nostra parola. Dalla quale ogni giorno cominciare, ricominciare, lasciarci provocare, giudicare e rigenerare. Quando tutti parleremo la stessa lingua, allora ecco che il cammino della Chiesa andrà spedito dentro questa storia, verso la pienezza del Regno.
Chiediamo al Signore che ci metta in moto, che ci doni il coraggio e l’umiltà di alzarci, che ci faccia abbandonare le nostre zavorre, che apra i nostri cuori e le nostre orecchie perché torniamo ad ascoltare e che ci aiuti, soprattutto, a essere tra noi fratelli di misericordia. Se siamo fratelli e sorelle, la prima cosa è che siamo davvero fratelli e sorelle. Non qualcos’altro, non sopra o sotto, non più grandi o più piccoli. Siamo solo questo: i figli di Dio amati che possono camminare solo nella fraternità. Che il Signore ci doni tutto questo e che insieme possiamo incoraggiarci lungo il cammino, perché nessuno rimanga indietro.
Le prossime “tappe” del cammino diocesano
Dopo l’apertura solenne, celebrata in tutte le diocesi in questi giorni, ora la Chiesa eugubina è chiamata alla costituzione della segreteria diocesana per il cammino sinodale, alla creazione dei gruppi sinodali e ai laboratori di formazione nelle zone pastorali entro il mese di novembre. Nei primi mesi del 2022 si avvia il tempo dell’ascolto nelle parrocchie, nelle zone, nelle comunità religiose, gruppi, associazioni e movimenti. Tra marzo e aprile l’elaborazione delle sintesi dei contributi diocesani e la consegna dei materiali alla segreteria generale del Sinodo.