La Chiesa eugubina ricorda anche quest’anno i martiri Mariano e Giacomo, i due santi ai quali è dedicata la Cattedrale, costruita e ampliata tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo nella parte alta del centro storico. Appuntamento fissato per sabato 30 aprile, con la celebrazione alle ore 18 presieduta dal vescovo Paolucci Bedini.
I martiri africani arrivati a Gubbio
Secondo la tradizione e la testimonianza di uno dei loro compagni, Mariano e Giacomo facevano parte del gruppo dei martiri di Lambesa in Numidia, nella parte nord-orientale dell’attuale Algeria. La loro storia si intreccia con quella di evangelizzazione dei primi secoli di diffusione del cristianesimo e di persecuzione da parte dell’Impero romano.
Come narra il ciclo di dipinti nell’abside della Cattedrale di Gubbio, il lettore Mariano e il diacono Giacomo furono arrestati dai magistrati romani, interrogati e torturati. E alla fine decapitati e i loro corpi gettati nelle acque del fiume. Le loro reliquie arrivarono a Gubbio tra il V e il VI secolo, e da secoli si trovano custodite nell’altare della “chiesa madre” della diocesi eugubina.
Missione ed evangelizzazione
“La storia dei santi patroni della Cattedrale – spiega il vescovo Luciano Paolucci Bedini – ci ricorda come la priorità della vita della Chiesa sia sempre quella dell’evangelizzazione, della missione, dell’annuncio della Pasqua. Pensando ai martiri Mariano e Giacomo è significativa l’immagine della Chiesa radicata sul territorio grazie alla presenza di un popolo di battezzati con il loro vescovo. La Cattedrale è l’immagine di questa chiesa primitiva e delle origini”.
Proprio per la loro testimonianza di fede, la Chiesa eugubina ha sempre associato la memoria del lettore Mariano e del diacono Giacomo al conferimento dei ministeri laicali nella comunità diocesana e in quelle parrocchiali. Ministeri che nella celebrazione pomeridiana di sabato 30 saranno rinnovati tra i laici ai quali sono stati conferiti nel tempo.
“Due ‘ministri’, i patroni della nostra Cattedrale – aggiunge il vescovo Luciano -, che ci fanno scoprire l’importanza di una Chiesa dove ciascuno è chiamato a mettersi al servizio degli altri, con i propri carismi personali, in una comunità che vorremmo rinnovata grazie al cammino sinodale indetto da Papa Francesco”.