Il cammino quaresimale della Chiesa eugubina sta volgendo al termine e già da qualche giorno le parrocchie della diocesi hanno iniziato a promuovere i prossimi appuntamenti pasquali. Nella “Città di pietra” cresce l’attesa per la Processione del Cristo Morto e per i riti della Settimana Santa, celebrati anche nella chiesa di Santa Croce della Foce, luogo di culto cittadino recentemente restaurato, molto caro al popolo eugubino.
Il “ritorno” della Processione del Cristo Morto
Con la fine dello stato di emergenza, legato dapprima all’inagibilità della chiesa e nell’ultimo triennio, alle restrizioni pandemiche vigenti, quest’anno il sito religioso torna a ospitare i tradizionali riti legati alla Passione e alla Morte di Gesù, che culminano proprio con la secolare processione del Venerdì Santo, affidata alla Confraternita di Santa Croce della Foce.
Un evento molto sentito e partecipato dalla comunità diocesana tutta e non solo, che ritrova dunque la sua formula originaria, con il consueto itinerario distribuito nel centro storico di Gubbio, che consente di “mostrare” i simulacri del Cristo Morto e della Madonna Addolorata alla venerazione popolare. Ad accompagnare la processione, gli “incappucciati” che procedono con le “battistrangole” e con i simboli della Passione. Dietro di loro i cantori del Miserere , malinconico componimento in lingua latina, eseguito da due cori maschili, “Coro del Signore” e “Coro della Madonna”, ai quali da qualche anno si è unito anche il “Coro delle Pie donne”.
Le “tappe” del Venerdì Santo
Nella chiesa di Santa Croce della Foce, dalle ore 7, ostensione e venerazione del Cristo Morto; alle ore 18, unzione delle sante piaghe di Gesù; alle ore 19.30, partenza della processione; sosta al “Pietrone” di via Gabrielli; continuazione dell’itinerario urbano con una seconda sosta alla casa di riposo “Mosca”. Il rito termina nella chiesa di San Domenico con l’omelia conclusiva del vescovo Luciano Paolucci Bedini. Maggiori informazioni si possono consultare al sito http://www.santacrocegubbio.it/processione/processione-cristo-morto/orario-percorso/ .
Gli appuntamenti della Chiesa eugubina
Intanto, la Curia diocesana ha diffuso il calendario dei riti religiosi che caratterizzeranno la Settimana Santa. Si inizia il 2 aprile, Domenica delle Palme , alle ore 10.30, con la benedizione dei ramoscelli di ulivo sul sagrato della chiesa di Santa Croce della Foce, con processione fino alla chiesa di San Domenico, dove si celebrerà la santa messa e la lettura dialogata della Passione. Il 5 aprile, Mercoledì Santo , alle ore 17, la chiesa cattedrale ospiterà la messa crismale presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini. Il 7 aprile, Venerdì Santo , nel tardo pomeriggio inizierà la “Processione del Cristo Morto”. L’ 8 aprile, Sabato Santo , dalle ore 8 alle ore 12, confessioni nella chiesa di Santa Croce, mentre alle ore 23, nella “chiesa madre” diocesana, il vescovo Luciano presiederà la veglia pasquale.
La luce della Pasqua sul cammino verso l’unità
La Pasqua che celebriamo quest’anno porta con sé una novità rilevante che, proprio alla luce della tradizione cristiana, ci aiuta a leggere e comprendere il cammino della Chiesa e la storia della salvezza.
Ormai da quasi nove mesi, due diocesi vicine come Città di Castello e Gubbio sono state unite, nella persona del Vescovo, per camminare insieme verso una piena unità. Il Santo Padre Francesco ha chiesto ai vescovi italiani di pensare una ricognizione dei territori e delle chiese locali in vista di una sostanziosa riduzione del numero delle diocesi, e ha avviato questa operazione unendo con la formula canonica in persona episcopi già 35 cinque diocesi italiane. Tanti motivi legati alla storia, alla cultura, alla conformazione del territorio e alle tradizioni civili e religiose, sembrano non consigliare questa scelta e non favorirne la realizzazione. Per contro ci sono emergenti fenomeni socioecclesiali che invece con forza e urgenza lo richiedono: il drastico calo della partecipazione alla vita della Chiesa dei nostri popoli; la riduzione, se non quasi l’azzeramento, delle vocazioni al sacerdozio; lo stile di vita e l’organizzazione quotidiana delle famiglie di oggi; la crescente difficoltà a gestire una presenza capillare e un patrimonio di strutture da parte delle diocesi e delle parrocchie (per non parlare della vita religiosa).
La Chiesa di Gesù risorto che, ovunque e nei secoli, ha annunciato il vangelo e ha fondato nuove comunità di credenti, non ha avuto mai limiti e confini, se non quelli della testimonianza dei suoi membri e del mandato missionario ricevuto dal suo fondatore. Ovunque il vangelo portava frutto nasceva una nuova comunità con i suoi pastori, e dove la forza del vangelo si è spenta la Chiesa non è più presente, o si è ridotta di molto. È per questo che vorrei invitare tutti i cristiani dell’Alta Valle del Chiascio e dell’Alta Valle del Tevere (non a caso due territori benedetti dall’acqua) a lasciarsi illuminare dalla luce di Pasqua per dare forza ed entusiasmo a un cammino che ci è messo dinanzi.
Cristo risorto spezza ogni legame e ci libera da ogni vincolo, che non sia solamente quello dell’amore misericordioso del Padre che gratuitamente ci è stato donato. Oggi più che mai i credenti sono chiamati a essere lievito di una nuova umanità che sappia superare le differenze e le distanze umane, evitando di farne motivi di divisione, per creare e rigenerare un solo popolo, sotto un unico Signore, perché ogni uomo incontrando la Chiesa trovi una casa aperta e una famiglia accogliente per respirare la speranza e rinnovare la vita.
La forza della risurrezione non teme alcun ostacolo e inaugura una storia nuova di cui noi tutti battezzati siamo debitori, e di cui tutti siamo chiamati a diventare partecipi. La fede, il vangelo, la carità, la preghiera e la fraternità della Chiesa non mortificano le storie e le vicende da cui veniamo, non appiattiscono le tradizioni e gli stili, non uniformano le realtà e le iniziative, ma sono le sorgenti da cui promana la comunione dei figli di Dio di ogni latitudine e tempo. Molto triste sarebbe se ciò che è destinato a unirci ci dividesse. Saremmo fuori strada. Invece, proprio ciò che in Gesù ci fa un unico popolo salvaguarda e alimenta le peculiarità e la creatività, perché in noi agisce lo Spirito del Risorto.
Sono molto fiducioso che questo cammino delle nostre Chiese – che accade, non a caso, nel tempo in cui tutta la Chiesa italiana è in ascolto dello Spirito nel percorso sinodale – possa essere la grande occasione di una vera ripartenza. Anche noi potremo passare dalla paura del cenacolo alla gioia della condivisione della fede se insieme sapremo con fiducia attendere in preghiera la potente azione dello Spirito Santo. E proprio per significare questo, invito fin da subito tutti i fratelli e le sorelle, tutte le comunità e i gruppi delle due diocesi sorelle, a celebrare insieme la solenne Veglia di Pentecoste la notte del 27 maggio prossimo nella chiesa parrocchiale di Cristo risorto a Umbertide. Ci guidi il Signore a salire insieme a Gerusalemme per contemplare l’amore di Dio che ci ha salvati!
don Luciano, vescovo