Nel 1126 un furioso incendio distrusse Gubbio e anche la Canonica di S. Mariano fu divorata dal fuoco. I canonici furono costretti a disperdersi chiedendo asilo nelle varie chiese del contado. Tutta l’opera di Ubaldo andava, letteralmente, in fumo. Il Baldassini decise di ritirarsi in solitudine a Fonte Avellana dove fu accolto dal superiore, Pietro da Rimini, il quale lo esortò a tornare a Gubbio perché là era destinato. Ubaldo, avendo capito che quella era la volontà della Provvidenza, tornò nella sua cittadina prendendo attivamente parte all’opera di ricostruzione.
La fama di Ubaldo era giunta fino a Perugia, che, nel 1126, rimasta senza pastore, lo acclamò suo vescovo. Ma Ubaldo non aveva nessuna intenzione di abbandonare la vita contemplativa: per sfuggire a quella designazione si recò a Roma, insieme a quattro confratelli, ottenendo l’esonero da Papa Onorio II che ne apprezzò l’altissima spiritualità. Certamente il Papa si ricordò di quell’incontro nel 1129, quando dovette designare il successore del vescovo di Gubbio: chi meglio di Ubaldo poteva amministrare la diocesi?