GUBBIO (1 aprile 2009) – Nuova vetrina internazionale per le opere d’arte della diocesi di Gubbio. Dopo il prestito della Pala di Pieve d’Agnano, una tempera su tavola opera del Mello da Gubbio, quattordicesimo secolo, esposta presso il Complesso monumentale del Vittoriano dal 6 marzo al 28 giugno all’interno della mostra “Giotto e il Trecento”, è ora la volta del Gonfalone del Corpus Domini.
Lo rende noto Paolo Salciarini, direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi eugubina. E’ partito, infatti, lunedì 30 marzo per Urbino, richiesto dalla Soprintendenza per la mostra “Raffaello e Urbino. La formazione giovanile e i rapporti con la città natale”, che si tiene nel Palazzo Ducale urbinate, presso la Galleria nazionale delle Marche, nel periodo dal 4 aprile al 12 luglio 2009.
Il pregevole gonfalone bifacciale raffigurante Cristo con la Croce e i Santi Ubaldo e Francesco, è attribuito alla “Bottega di Giovanni Santi” con la proposta che la sua esecuzione si debba in parte al giovanissimo Raffaello. E’ stato presentato per la prima volta nell’ottobre del 2004 dopo un parziale intervento di restauro su una delle due facce con il sostegno della Fondazione della Cassa di Risparmio di Perugia. Il restauro è proseguito successivamente con un consistente intervento del Sil – Patto Territoriale Appennino Centrale per interessamento del direttore Ilias Tasias e dell’impresa Monacelli. Il delicato e problematico intervento, ancora non terminato, è stato condotto presso il laboratorio Coreba di Tiziana Monacelli e Vincenza Morena sotto la direzione di Giordana Benazzi, storico dell’arte, incaricata dalla diocesi di Gubbio.
Giordana Benazzi ha redatto anche la scheda per il catalogo della mostra, evidenziando le ragioni di ordine storico e stilistico che inducono a propendere per una attribuzione all’adolescente Raffaello nel suo periodo di formazione presso la bottega paterna. Non solo Gubbio era città del Montefeltro che Raffaello dovette frequentare in più occasioni, ma la Confraternita del Corpus Domini di Urbino, omonima di quella di Gubbio per cui il gonfalone fu eseguito, vantava tra i suoi affiliati Giovanni Santi, vari artisti del suo entourage e lo stesso Raffaello. Inoltre, insieme a numerosi elementi di confronto con altre opere giovanili dell’urbinate, su uno dei due lati compare in bella evidenza, ripetuto più volte, il trigramma “RAPh.V”, da leggere con ogni probabilità come una firma abbreviata di “Raphael Urbinas”.
Saranno ora gli studiosi, oltre che il largo pubblico, a poter valutare l’importanza dell’opera, restituita a Gubbio con una straordinaria opera di restauro.