Famiglie in cammino, nella diocesi di Gubbio, per essere strumento di rinnovamento missionario nella vita della Chiesa locale. Fin dal suo arrivo nella comunità eugubina, mons. Luciano Paolucci Bedini ha sempre considerato la famiglia come uno degli snodi più importanti per il rilancio dell’azione pastorale diocesana.
«Credo sia molto importante – spiega il vescovo Luciano – che la famiglia cristiana scopra il suo protagonismo nella missione della Chiesa. Per questo ho pensato di proporre un primo piccolo percorso di quattro incontri e un fine settimana di esercizi spirituali, per dare a tutti la possibilità di incontrarsi, conoscersi, dialogare e sentirsi in cammino insieme. La Chiesa ci ricorda come solo tramite una solida alleanza tra i sacerdoti e le coppie cristiane si possa pensare di dare avvio insieme a quel processo di rinnovamento missionario a cui ci invita papa Francesco».
Gli incontri sono iniziati dal novembre scorso, per toccare le varie zone pastorali diocesane: prima Umbertide, poi Cantiano, Padule e infine l’oratorio “Don Bosco” di Gubbio.
«Ogni singolo incontro – ci dicono Elisabetta Giorgi e Mauro Pierucci – è stato un importante momento di “Chiesa”, nel quale ci siamo sentiti “famiglia di famiglie”, accompagnati dal vescovo Luciano e dai sacerdoti presenti».
Nel primo incontro, le famiglie si sono interrogate su come avere cura della relazione con Dio, sia a livello personale che di coppia. Nel secondo momento, il cammino ha toccato il tema del “prendersi cura l’uno dell’altro nella coppia”, nella consapevolezza che Dio ha cura degli sposi e che la promessa che i coniugi si sono fatti può essere mantenuta solo con la grazia di Dio. Un particolare risalto è stato dato ai tre aspetti della vita degli sposi che hanno bisogno delle cure maggiori: preghiera, intimità e dialogo. Poi è stata la volta, nel terzo incontro, della relazione tra genitori e figli. Infine – nell’ultimo – delle relazioni tra le famiglie.
«In ognuno degli appuntamenti – spiegano ancora Mauro ed Elisabetta – si è avuta l’opportunità di accogliere la parola del Vescovo e della Chiesa, ma anche di dialogare, prima a livello di coppia e poi insieme, condividendo dubbi ed esperienze e crescendo nel senso di appartenenza a una comunità radicata in Gesù, che si prende cura della famiglia e genera un’autentica comunione tra le persone. La famiglia può così diventare ciò per cui Dio l’ha voluta: “esperta di vita e di amore”».
Nell’ultimo fine settimana, il cammino si è concluso con gli esercizi spirituali alla Domus Ecclesiae di Nocera Umbra. Le famiglie partecipanti, insieme ai loro figli e con mons. Paolucci Bedini e don Fabricio Cellucci, hanno ascoltato la Parola di Dio meditata da suor Gina Masi, religiosa della Fraternità “Casa di Nazareth”, hanno vissuto momenti di silenzio, meditazione personale e di coppia, preghiera individuale e comunitaria.
«Un clima di pace e gioia – aggiungono i coniugi Pierucci, che insieme a don Cellucci guidano l’ufficio diocesano di Pastorale familiare – che anche i figli hanno potuto respirare, facendo un piccolo percorso a loro dedicato. Il tema era “Vivere la casa” e, grazie alla predicatrice, si è potuto scoprire che la “casa”, oltre che edificio materiale è un luogo in cui siamo accolti da Dio Trinità, che incontriamo ogni volta che apriamo la porta del nostro cuore. Vivere la casa, dunque, è vivere con Dio la relazione con noi stessi e con gli altri. Vogliamo ringraziare di cuore il vescovo Luciano, per aver reso possibile questa esperienza e per essere rimasto con le nostre famiglie durante tutti i tre giorni».
Il percorso iniziato a novembre sarà solo una prima tappa del cammino che mons. Paolucci Bedini e l’ufficio di Pastorale familiare stanno preparando per le coppie della diocesi e i loro figli. Un itinerario, aperto a tutti, che la prossima estate farà tappa in Trentino per una settimana di vacanza-ritiro, per la cura del corpo e dello spirito.
«La grazia del sacramento del matrimonio – conclude il vescovo Luciano – può portare frutto solo se nutrita e accompagnata, così da diventare il volto più prossimo della Chiesa nei confronti di chi fatica a vivere l’esperienza della famiglia o di chi ha rinunciato ad aprirsi a essa. Come Dio si prende cura di noi, così la comunità cristiana è chiamata a farsi “famiglia di famiglie” per potersi prendere cura delle altre “Chiese domestiche”».