Dopo la stupenda Festa dei Ceri di ieri, stamattina la Cattedrale del Santi Mariano e Giacomo ha ospitato il tradizionale omaggio della comunità eugubina per la festa del vescovo e patrono Sant’Ubaldo. La solenne messa pontificale è stata presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini e concelebrata da numerosi sacerdoti del clero diocesano, alla presenza di autorità civili e militari, oltre che dei rappresentanti delle città e delle comunità gemellate con Gubbio.
Il video integrale della celebrazione
Il testo dell’omelia del vescovo Luciano
Ubaldo, vescovo santo, custode della vera gioia del suo popolo
“Intorno a lui c’era la corona di fratelli ed egli compiva il rito liturgico sugli altari, preparando l’offerta dell’Altissimo onnipotente”.
Carissimi, le parole del libro del Siracide, quest’oggi ci introducono alla Solenne celebrazione della festa patronale, ricordandoci l’alto ministero che il nostro padre Ubaldo ha compiuto per il suo popolo, fino all’ultimo giorno della sua vita. Il suo offrire per noi la sua vita, e il sacrificio pasquale di Cristo che celebrava sull’altare, erano un tutt’uno, affinché anche la corona dei fratelli, che lo circondava, rimanesse saldamente unita e solidale in questa fede.
Immagine questa che ispira anche noi oggi a continuare ad essere quella rete di fraternità che il Vescovo santo ha tanto desiderato e per cui è vissuto. Immagine che riverbera nei colori e nelle gesta del grande omaggio dei Ceri che anche ieri si è consumato festoso alla vigilia della Solennità. Ne saluto cordialmente, e con riconoscenza, i protagonisti presenti, a partire dal nostro Sindaco, Prof. Filippo Mario Stirati, i sindaci e gli amministratori del territorio e quelli vicini che hanno inteso condividere con noi questa luminosa ricorrenza, specialmente gli amici delle città gemellate giunti per l’occasione. Esprimo i più sinceri complimenti, e il segno della mia personale stima, a chi ha guidato e animato la Festa, dai Capitani ai Capodieci, e attraverso di essi a tutte le componenti ceraiole presenti, come anche a tutte le forze dell’ordine che hanno garantito per tutti noi la sicurezza e il rispetto delle norme.
Continua il testo del Siracide: “Allora tutto il popolo insieme si affrettava e si prostrava con la faccia a terra, per adorare il loro Signore, Dio onnipotente e altissimo. E i cantori intonavano canti di lodi, e grandioso risuonava il canto e pieno di dolcezza”.
Effetto della celebrazione attorno al Vescovo Ubaldo era lo scaturire di una gioia profonda, che riempiva i cuori degli eugubini e ne trasformava le esistenze. Fonte di questa gioia vera era la presenza provvidente e la bontà misericordiosa di Dio Padre, che il nostro Patrono continuamente invocava nella preghiera e testimoniava con la vita.
Chi ha un così grande maestro non dovrebbe mancare l’appuntamento con l’autentica letizia, quella che non delude e non si corrompe, quella che sostiene la nostra esistenza e ne rivela il senso e la direzione. Cosa che accadde realmente, anche dopo la sua morte, quando per lunghi giorni tanti furono coloro che, pellegrinando alle sue spoglie, ne vollero come carpire il segreto e impetrare ancora la luce e la protezione. Troppo grandi erano stati l’esempio e l’insegnamento del vescovo eugubino da non bastare lo spazio della sua vita per raccoglierli e farne tesoro. E, a distanza di secoli, siamo qui anche noi a dire che questo cammino di crescita e di maturazione del suo popolo è ancora in corso, e abbisogna ancora della sua preziosa guida, per la quale continuiamo ad amarlo e ad invocarlo.
Con le parole di san Paolo, Ubaldo sembra volerci dire: “Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo”.
Perché un popolo viva nella gioia e nella serenità occorre che impari l’umiltà del perdono reciproco,
in modo tale che ogni tensione o conflitto non creino distanza e divisione, ma vengano superati, nell’ascolto e nel dialogo, a favore del bene di tutti. Chi ha governato come pastore questa comunità sa bene, e ce lo insegna, che solo il sapersi tutti figli amati, e per questo perdonati, dall’unico Padre di tutti, fa di noi dei fratelli chiamati a vivere insieme e a condividere la responsabilità di riuscirci. Quante volte sant’Ubaldo è intervenuto nella vita cittadina ed ecclesiale chiamando i suoi semplicemente figli e fratelli! E continua a farlo anche oggi, nei confronti di ciascuno, per aiutarci a godere insieme di una gioia duratura, che è vera perché non dipende da noi e non esclude nessuno.
Gesù nel Vangelo dice ai suoi: “Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.
La pagina che abbiamo ascoltato dice che i discepoli di Gesù tornarono dalla loro prima missione pieni di gioia, perché avevano sperimentato che la potenza dell’amore di Dio davvero cambiava le persone e guariva i cuori malati, e questo accade anche per noi quando i nostri nomi, cioè tutta la nostra vita e la nostra storia, sono immerse nella sorgente della vera letizia che è appunto l’amore del Padre che abbiamo conosciuto grazie al dono di Cristo. Allora anche attraverso le nostre povere esistenze agisce la potenza della divina bontà, l’amore di Dio raggiunge i nostri fratelli e porta frutto nelle loro vite.
In questo sono consistite anche la fortezza e la potenza di Ubaldo nostro Patrono. Nulla temeva, tutto ha affrontato con mitezza e letizia, e in tutto ha saputo cogliere la via del bene, senza mortificare nessuno, e tenendo a cuore il cammino e la fatica di ogni suo figlio, perché le sue radici erano ben piantate nella sorgente della certa allegrezza. Per dono della sua potente intercessione possiamo continuare ad invocarla sul nostro popolo…
La preghiera di mons. Paolucci Bedini per sant’Ubaldo
Ubaldo,
nostro santo vescovo e patrono,
sei tu per noi il custode fedele della vera gioia.
Ti preghiamo di ricordarcene sempre il segreto, nella sorgente stessa della divina letizia,
e di donarcene ogni giorno il desiderio,
per non fermare la nostra corsa davanti alle incertezze della vita.
Tu che ha vissuto l’autentica allegrezza, continua ad insegnarla ai tuoi figli,
perché diventiamo capaci di condividerla nella fraternità. Amen.
+ don Luciano, vescovo