È tornato alla Casa del Padre il decano del clero eugubino, mons. Nazzareno Scarinci, che proprio in questo anno 2020 aveva festeggiato un secolo di vita e i 75 anni di consacrazione sacerdotale. Le sue condizioni di salute, già rese precarie da una broncopolmonite preesistente, hanno subito un peggioramento con la positività al Covid-19 rilevata negli ultimi giorni. Il funerale sarà celebrato domani, 2 novembre, alle ore 11,30 nella chiesa di San Francesco a Gubbio.
“È bello pensare – ha detto il vescovo Luciano Paolucci Bedini – che don Nazzareno sia entrato nella piena comunione con Dio proprio nella solennità di Tutti i Santi, come se avesse compiuto il suo percorso e fosse giunto là dov’è atteso da sempre e dove tutto quell’amore che ha vissuto nel ministero sacerdotale adesso viene ripagato dalla pienezza dell’amore di Dio. Lo sguardo di quando abbiamo celebrato i suoi cento anni a Campitello è stato l’ultimo regalo di don Nazzareno a tutti i preti di Gubbio, per dirci quanto il sacerdozio possa riempire la vita di una persona”.
La sua è stata una vita da autentico “parroco di campagna”, dedito non soltanto all’apostolato ma anche all’attività contadina. Fino a quando le condizioni di salute glielo hanno permesso, si è dedicato con passione al lavoro dell’orto e della vigna. Amava sistemare la legna, accudire il pollame e curare le api.
Nacque il 27 gennaio 1920 a Campitello, frazione di montagna del Comune di Scheggia e Pascelupo, da una famiglia contadina. Fin da ragazzo aveva maturato il desiderio del sacerdozio, frequentando prima il Seminario vescovile di Gubbio e poi quello regionale di Assisi, dove fu alunno dal 1938 al 1945, in un periodo segnato dalle tragedie e dalle ristrettezze della guerra. Una volta sacerdote, nelle parrocchie dove svolse prevalentemente il suo ministero – come Nerbisci, Pascelupo e Campitello -, don Nazzareno con il suo stile di vita semplice, generoso e laborioso, volle condividere le gioie e le fatiche dei suoi parrocchiani in un mondo come quello delle campagne che, a partire dagli anni Cinquanta, cominciava a subire un processo di radicale cambiamento con il progressivo spopolamento, frutto dell’emigrazione e delle trasformazioni economiche e sociali.
La cura e lo zelo pastorale per le comunità parrocchiali, nonché l’amore profondo per la Chiesa, lo spingevano a compiere imprese mirabili come andare a celebrare la messa da Campitello a Pascelupo con la neve alta.
Il suo essere “parroco di campagna” non gli ha impedito di crescere in comunione e in amicizia con i vescovi e i suoi confratelli presbiteri. Fino a qualche anno fa, lo si vedeva partecipare ai ritiri mensili del clero; un appuntamento significativo era la partecipazione alla tradizionale celebrazione eucaristica per i vescovi, i sacerdoti e i diaconi defunti nel mese di novembre. La sua dedizione spirituale e pastorale venne riconosciuta con la nomina a monsignore, voluta dal vescovo Mario Ceccobelli. Da qualche anno, il sacerdote viveva a Gubbio, nella parrocchia di Sant’Agostino, attorniato dall’affetto e dalle premure dei suoi familiari.
L’8 luglio scorso don Nazzareno aveva festeggiato i 75 anni di sacerdozio. Venne ordinato prete da mons. Beniamino Ubaldi nel 1945, nella chiesa di San Giovanni. Mons. Scarinci ha svolto il suo ministero con uno stile essenziale, discreto, facendosi prossimo ai bisogni dei suoi fedeli nel condividere anche i sacrifici, accompagnato da una fede profonda e da un amore sincero per la Chiesa. Il 26 gennaio 2020, nella chiesa di Campitello, era stata celebrata la messa per i suoi 100 anni di età, presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini, alla presenza dell’emerito, mons. Mario Ceccobelli.
(ha collaborato ai testi Giorgio Cardoni)