Dopo la solenne rinnovazione delle Promesse Battesimali della prima comunità neocatecumenale della parrocchia di San Secondo nella veglia pasquale presieduta da Mons. Mario Ceccobelli – Vescovo di Gubbio – la comunità ha proseguito il suo itinerario celebrando la “cinquantina pasquale”. È una pratica un po’ in disuso, ma ha un profondo significato. Il Tempo di Pasqua dura cinquanta giorni, sette volte sette giorni, una settimana di settimane, con un domani; e il numero sette è un’immagine della pienezza, l’unità che si aggiunge a questa pienezza moltiplicata apre su un aldilà. È così che il tempo di Pasqua, con la gioia prolungata del trionfo pasquale, è divenuto per i padri della Chiesa l’immagine dell’eternità e del raggiungimento del mistero del Cristo. Per Tertulliano, alla fine del secondo secolo, la cinquantina pasquale è il tempo della grande allegrezza durante il quale si celebra, ogni giorno, la fase gloriosa del mistero della redenzione dopo la risurrezione del Cristo, fino all’effusione dello Spirito sui discepoli e su tutta la Chiesa nata dalla Passione del Cristo. Secondo Sant’Ambrogio: «I nostri avi ci hanno insegnato a celebrare i cinquanta giorni della Pentecoste come parte integrante della Pasqua». A ciò che un solo giorno è troppo breve per celebrare, la Chiesa consacra cinquanta giorni, che sono estensione della gioia pasquale. I cinquanta giorni sono come una sola domenica. È un tempo che esprime una forte portata escatologica, infatti, intende essere l’immagine della “domenica eterna”, del tempo di risurrezione che non ha fine. In questi cinquanta giorni si realizza la celebrazione unitaria del mistero pasquale come “morte – risurrezione – ascensione – discesa dello Spirito”. Mistero pasquale e pentecostale costituiscono un tutt’uno. Il tempo di Pasqua è il tempo della mistagogia, cioè il tempo della “intelligenza dei misteri” che si sono celebrati nella notte di Pasqua. Nella Chiesa antica, e in alcuni casi anche oggi, la Veglia Pasquale era il luogo proprio della celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo – cresima – eucaristia). Proprio perché i sacramenti sono partecipazione alla vittoria pasquale di Cristo, conformazione a lui, il tempo proprio della loro celebrazione non può che essere la Veglia di Pasqua. Ma dopo la celebrazione dei sacramenti nella Veglia Pasquale, occorreva, e occorrerebbe anche oggi, un tempo di “intelligenza” di ciò che si è vissuto non certo una intelligenza di ordine razionale, ma una intelligenza più profonda. La Comunità neocatecumenale della parrocchia di San Secondo è grata a quanti hanno permesso che ciò si potesse realizzare ed in particolar modo a S.E. Il Vescovo –Mons. Mario Ceccobelli-, Bocciolesi Don Stefano, Cellucci Don Fabricio, Monfrinotti Don Matteo, Salciarini Mons. Giuliano, Panfili Mons. Fausto, Turoldo Don Ercole, Casciano Padre Giustino, Morotti Padre Giacomo, Czech Padre Zibi, Don Damaso.
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