GUBBIO (27 febbraio 2010) – In vista dell’ormai prossima apertura delle celebrazioni per l’anniversario degli 850 anni dalla morte di sant’Ubaldo, anche il cappellano dei Ceri, don Giuliano Salciarini, ha voluto inviare un messaggio a tutti i ceraioli. Una lettera aperta pubblicata sul settimanale delle diocesi umbre La Voce, in distribuzione proprio in questi giorni.
Riportiamo di seguito il testo integrale della nota e vi preghiamo di citare la fonte (il settimanale La Voce, appunto) nel confezionare i vostri articoli e servizi giornalistici.
“Carissimi ceraioli,
avvicinandosi ormai la festa della canonizzazione di sant’Ubaldo, che quest’anno coincide con l’inizio dell’850° anniversario della sua morte, ho avvertito il dovere, come cappellano dell’Università dei Muratori, di inviare a tutti voi un messaggio.
Ho riletto la bolla di canonizzazione: papa Celestino III, pur consentendo l’allegrezza nell’espressione del culto popolare a sant’Ubaldo, aveva anche raccomandato che “dietro l’esempio del beato uomo” fossimo “più zelanti che per il passato, nel rispetto di Dio e che gli altri prendano esempio dalla nostra condotta”.
Il rumoreggiare di questi giorni credo che nulla abbia a che fare con i Ceri e tanto meno con sant’Ubaldo. Né si può dire che tale atteggiamento possa essere di esempio per gli altri.
Giovanni Paolo II, in occasione dell’apertura del IX centenario della nascita di sant’Ubaldo ci scriveva: “Nella società del suo tempo, lacerata da innumerevoli rivalità di fazioni, di famiglie, di istituzioni, sant’Ubaldo si distinse come uomo di pace, riconciliato e riconciliatore. (…) Il suo ministero di riconciliazione non è terminato con la sua vita terrena, perché a cominciare dal giorno della sua morte ogni odio viene messo sollecitamente da parte, le liti si ricompongono in concordia, tutti coloro che erano nemici fanno pace”.
Riconciliazione vuol dire riavvicinamento, riappacificazione, accordo, concordia. Il termine contrario è discordia, dissidio, inimicizia, animosità, rancore, odio. E allora con chi dobbiamo riconciliarci? Se è vero che amiamo tanto il nostro Patrono e lo veneriamo come Santo della riconciliazione vuol dire che sant’Ubaldo è il santo che vuole farci riconciliare, riappacificare, riavvicinare a Colui che in vita prima, e dopo la morte poi, ci ha sempre annunciato: Dio.
Proviamo allora a cogliere il significato di questa riconciliazione su tre insegnamenti che sant’Ubaldo ha certamente voluto dare ai suoi eugubini.
Ci preoccupiamo di dimostrarci grandi ceraioli per l’ambizione di essere scelti, di essere creduti perché la verità sui Ceri, sulle tradizioni “la conosco solo io”. Ci preoccupiamo di dire che “come voglio bene io a sant’Ubaldo non c’è nessun altro”, ma non ci preoccupiamo di mettere in pratica quello che il Santo ha insegnato a noi: la ricerca della pace.
Sant’Ubaldo ha vissuto cercando di conformare la sua vita a quella del Vangelo. Pensare secondo Dio vuol dire cercare l’unione con gli altri, adoperarsi per l’unità tra ceraioli dello stesso cero e ceraioli degli altri ceri. E’ pensare all’amore e agire con amore. E’ pensare al modo di sant’ Ubaldo.
Sant’Ubaldo ha preso la sua Croce e ha seguito il Signore per donarsi tutto agli eugubini: “Tu che fino ad oggi sei vissuto non per te stesso ma per noi”. La vita è spesso sacrificio, è vivere per gli altri, è spendersi per gli altri anche quando questi ci appaiono come nemici. E’ per questo che il santo Vescovo ha speso la sua vita per noi.
E allora, cari ceraioli, avviciniamoci a questo evento dell’anno giubilare, così importante per tutti noi eugubini, con lo stesso spirito di sant’Ubaldo; cerchiamo di far nostro il suo insegnamento e prepariamoci a questo grande evento venerdì 5 marzo con la veglia delle ore 21 in Cattedrale e domenica 7 salendo al monte per celebrare in un cuor solo l’inizio dell’anno 850° dalla morte del Patrono.
Don Giuliano Salciarini