La Chiesa eugubina lancia il nuovo cammino di iniziazione cristiana

GUBBIO (24 settembre 2012) – Dall’Assemblea ecclesiale 2012 della Chiesa eugubina e dalla nuova Lettera pastorale del vescovo, mons. Mario Ceccobelli, esce una vera e propria “riforma” del percorso di iniziazione cristiana nella diocesi di sant’Ubaldo. Un nuovo cammino di fede e di catechesi destinato a toccare da vicino la comunità dei credenti e la vita delle famiglie, dei bambini e dei ragazzi che frequentano le parrocchie di Gubbio e degli altri centri diocesani.

Lo ha comunicato ieri lo stesso Pastore della Chiesa locale, il vescovo Mario Ceccobelli, nella solenne liturgia che ha chiuso i lavori dell’Assemblea diocesana, riunendo in cattedrale i fedeli e in particolare giovani e meno giovani impegnati nella catechesi.

«Vorrei che oggi ritrovassimo l’entusiasmo del nostro essere Chiesa», sostiene il Vescovo, pensando al suo ruolo come a quelli di un “capomastro” che mette le pietre al posto giusto per costruire un bell’edificio.

«Ogni pietra ha il suo posto – aggiunge mons. Ceccobelli rivolto a sacerdoti, religiosi e laici presenti in cattedrale – come ognuno di voi ha il suo ruolo nella Chiesa. Vorrei che ciascuno trovasse il suo posto accanto alle altre pietre, tutte cementate dal comandamento della carità. Solo così – continua il Vescovo – ogni pietra sarà viva e non sarà pietra d’inciampo che rischia di far cadere l’edificio».

Sempre nella celebrazione di ieri in duomo, mons. Ceccobelli ha conferito ai catechisti della diocesi il mandato di portare tra i piccoli la testimonianza della fede e l’insegnamento della catechesi, attraverso un nuovo percorso di iniziazione cristiana che è anche l’oggetto della nuova Lettera pastorale del Vescovo, dal titolo “Corresponsabili nell’educare alla fede”, consegnata proprio ai partecipanti all’Assemblea diocesana.

«Come aiutare i fanciulli – si chiede mons. Ceccobelli nella Lettera pastorale – che i genitori mandano al catechismo parrocchiale in vista dei sacramenti dell’Eucaristia e della Cresima a diventare cristiani capaci di testimoniare con la vita la propria fede? È il problema dell’iniziazione cristiana dei bambini e dei fanciulli battezzati dopo la nascita su richiesta dei genitori.

Non si tratta unicamente di apprendere nozioni sulla vita di Gesù, sui Sacramenti, sulla Sacra Scrittura, ma di imparare a vivere da figli di Dio e da fratelli con gli altri uomini. Sarà questo stesso cammino a presentare di volta in volta la necessità di acquisire le opportune conoscenze.

Certamente i primi maestri dei figli sono i genitori. Da loro, in famiglia, essi apprendono quasi automaticamente tutto: i gesti, il linguaggio, le relazioni, i valori umani, l’onestà, la generosità, il senso del dovere, il rispetto dei fratelli e della natura. Per l’educazione dei figli alla fede la Chiesa invita i genitori a farsi aiutare da un padrino e da una madrina, e raccomanda di avvalersi del supporto della comunità parrocchiale, che deve anch’essa fare la sua parte.

Il problema sorge quando i genitori, il padrino e la madrina delegano questo compito esclusivamente al parroco e ai catechisti, rimanendo alla finestra come spettatori disinteressati. In alcuni casi si ha addirittura l’impressione che i genitori facciano una generosa concessione, quasi un regalo al parroco nel mandare il figlio al catechismo.

Questo atteggiamento dimostra la carenza di preparazione da parte degli adulti, che potrà essere recuperata soltanto se si riuscirà a far loro acquisire la coscienza di essere parte viva della comunità parrocchiale e cristiana.

Purtroppo in questi ultimi decenni abbiamo visto come il catechismo per la prima confessione, per la prima comunione e per la cresima non abbia creato nei giovani relazioni tali da coinvolgerli nella vita della comunità cristiana, anzi nella maggioranza abbia provocato un allontanamento, in qualche caso un vero e proprio rigetto.

È sotto gli occhi di tutti che questo tipo di catechesi in preparazione ai sacramenti, finora seguito, non dà più frutti duraturi, anzi, se vogliamo essere sinceri fino in fondo dobbiamo ammettere che risulta quasi fallimentare».

Fin qui l’analisi di quanto è accaduto finora nelle parrocchie del territorio diocesano. Poi, nella Lettera pastorale, mons. Ceccobelli spiega anche come sarà organizzato il nuovo cammino.

«Dopo attento discernimento – spiega il Vescovo – e dopo ampio dibattito con i parroci nelle sedi opportune e attento confronto con i catechisti, dopo aver chiesto la luce e la forza dello Spirito Santo, propongo alla comunità diocesana di adottare un nuovo metodo, chiamato di ispirazione catecumenale, perché si riconduce all’itinerario che la Chiesa primitiva imponeva ai catecumeni, ossia agli adulti che chiedevano di essere battezzati e di entrare a far parte della comunità cristiana.

In questo anno pastorale dunque, le comunità parrocchiali, per la preparazione dei fanciulli ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, seguiranno due itinerari.

Il primo prevede il completamento del percorso già intrapreso, che si concluderà con la Santa Cresima. I catechisti seguiranno i testi e il metodo fin qui usato.

Il secondo prevede un anno di sosta per il catechismo ai fanciulli, perché i catechisti, sia quelli che esercitano il ministero da tempo, sia quelli che iniziano ora, possano apprendere il nuovo metodo attraverso incontri con esperti che lo hanno già sperimentato.

Questo nuovo itinerario prevede delle novità, che vanno acquisite sia nel metodo sia nei tempi. Intanto non si parla più di classi, termine che fa pensare alla scuola e induce a credere che dopo aver frequentato un certo numero di classi si è pronti per ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana e che dopo averli ricevuti si è fatto tutto quanto era necessario per essere cristiani, tanto che non si ritiene più indispensabile partecipare all’appuntamento domenicale con il Risorto e con la comunità.

Si formeranno invece gruppi di bambini accompagnati da varie figure di animatori, ma nei gruppi saranno presenti anche i genitori, che sosterranno i figli nel cammino».

Tutto ciò, da oltre due anni, è già oggetto di una sperimentazione con i bambini della zona pastorale di Gubbio centro. Il nuovo metodo, coordinato da don Mirko Orsini, sta già dando risultati che il Vescovo definisce “incoraggianti”. Con il suo documento pastorale, mons. Ceccobelli lancia anche un messaggio al mondo della politica.

«Con questa lettera pastorale – aggiunge il Vescovo – oltre che offrire alcune considerazioni alla Diocesi, ai credenti in primo luogo e a tutti gli uomini di buona volontà, desidero rivolgere, per il bene dei figli che sono affidati alla nostra società e per il progresso generale della nostra comunità, una parola anche al mondo della politica, nel pieno rispetto della sua libertà ed autonomia, ma con doverosa sollecitudine pastorale, se posso usare questo termine, data la gravità della fase politica attuale, nel nostro Paese e anche nelle nostre realtà.

Alla classe politica ricordo che il fine e la giustificazione stessa dell’azione politica è sempre e comunque il bene comune, inteso come insieme delle condizioni politiche, sociali ed economiche che permettano ad ogni persona e ad ogni formazione sociale, a partire dalla famiglia, di realizzarsi pienamente.

Chi fa politica svolge un servizio, e affinché sia davvero tale dobbiamo riscoprire il senso autentico del termine. Il politico serve la sua comunità con spirito di sacrificio e disinteresse, mettendoci del suo e ri-mettendoci del suo. Difficilmente chi serve ricava guadagni diretti dal proprio impegno, semmai la ricompensa sta nella realizzazione di sé e nella consapevolezza di avere assolto un dovere verso la propria collettività. Potrei riassumere il mio pensiero – conclude mons. Ceccobelli – con questa battuta: “sì” a una politica che serve i cittadini, “no” a una politica a cui servono i cittadini».