Il testo integrale dell’omelia pronunciata dal vescovo Luciano Paolucci Bedini in occasione della solenne Messa Crismale celebrata il Mercoledì santo 2022 nella cattedrale dei santi Mariano e Giacomo…
L’omelia del vescovo Luciano
“A Gesù Cristo, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre; a lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen”. Oggi carissimi, tutti insieme, in questa solenne liturgia, eleviamo questa lode al Signore con le parole che il testo dell’Apocalisse ci suggerisce.
Il battesimo, che tutti abbiamo ricevuto, ci ha reso fratelli e sorelle in Cristo, per la sua passione, morte e risurrezione. E l’unzione dello Spirito Santo ci ha uniti al suo sommo ed eterno sacerdozio, perché tutti fossimo partecipi del sacrificio che ha fondato la nuova ed eterna alleanza nel suo sangue. Ne è scaturito un popolo tutto sacerdotale, che è la Chiesa, in cui ciascuno di noi è chiamato a vivere nella fede il dono della vita nuova, nella profonda comunione del Padre, del Figlio e del Santo Spirito. Un popolo di sacerdoti, che cammina insieme per le strade della storia, mandato ad annunciare ad ogni uomo il lieto annuncio dell’amore di Dio, e consacrato per portare, nella testimonianza della vita quotidiana, tutta l’umanità al Padre.
“Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti”, dice Isaia. Tra le membra di questo suo popolo il Signore sceglie alcuni perché si dedichino totalmente al servizio del sacerdozio battesimale di ogni fedele. Quelli che abitualmente chiamiamo sacerdoti, ministri di Dio ordinati, ma che lo sono tanto quanto partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo, e solo se si mettono accanto ad ogni credente, al completo servizio della sua fede, perché sia aiutato ad vivere nel tempo di questo mondo il comune sacerdozio ricevuto nel battesimo.
Credo sia proprio questo il contributo più bello e prezioso che noi sacerdoti possiamo e dobbiamo portare in questo Cammino sinodale in cui siamo immersi ormai da qualche mese. Condividere con i nostri fratelli di fede la gioia e la consapevolezza dell’essere insieme un popolo di sacerdoti, ciascuno per la sua parte, e camminare accanto a ciascuno di essi perché ne riscopra la grazia e la vocazione, e ne viva la responsabilità e l’impegno.
Pensate come è bella la Chiesa quando in ogni sua componente risplende dei doni della Pasqua e tutte le sue membra, insieme alle altre, accolgono la chiamata a partecipare alla costruzione del regno di Dio. Pensate quale gioia è per noi pastori l’essere chiamati a presiedere nella carità questo popolo vivo e santo. Poter spendere tutta la nostra vita consacrata per essere guide umili della porzione di gregge che il buon pastore ci affida. Essere parte del corpo di Cristo santificato dalla risurrezione in cui anche noi siamo prima di tutto sue membra insieme con le altre. Correre avanti, come amici dello Sposo, per annunciare alla Sposa il suo arrivo, indossare con lei la sua veste di grazia e accompagnare insieme con gioia il corteo nuziale.
Continua il profeta: “Io darò loro fedelmente il salario, concluderò con loro un’alleanza eterna. Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, la loro discendenza in mezzo ai popoli. Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta dal Signore.”
Il nostro salario fratelli preti è tutto nell’alleanza d’amore eterno che il Signore ha stipulato con ciascuno di noi quando ci ha scelti attraverso il discernimento della Chiesa. Di questo siamo ricchi davvero e nulla ci può mancare se lo custodiamo nella cassetta di sicurezza del nostro cuore. Nessun altro guadagno mondano ci attiri, svaluteremmo la fedeltà di Dio. E per nessun arricchimento terreno offriamo mai il nostro lavoro, diventeremmo schiavi del potere degli uomini. La nostra visibilità sia strettamente legata solo al servizio di Dio e potessimo diventare famosi in mezzo agli uomini solo per il nostro essere suoi fedeli apostoli. Che la gente possa riconoscerci benedetti dal Signore per la vita buona che mostriamo e capaci di benedire tutti per l’intima unione delle nostre persone con la sorgente di ogni benedizione.
Ma, come è possibile questo? Come possiamo noi preti, umane creature, corrispondere ad una tale chiamata? Come non cedere alla fatica del compito, alle resistenze di tanti rispetto al nostro annuncio, alla predicazione contraria del mondo, alle debolezze della nostra umanità, alle comodità della ricchezza materiale, all’indifferenza verso nuovi bisognosi, al giudizio verso i confratelli, alla presunzione di fare da soli, alla pretesa di un ruolo di potere, alla tranquillità del continuare a fare solo quello che ci rassicura, alla stanchezza delle stagioni, alla tentazione di evitare il giogo soave dell’obbedienza, di ridurre la trasparenza della castità, di alleggerire la radicalità della povertà?
Ci soccorre Gesù, citando Isaia e applicandolo a sé: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato…”. Come Gesù anche noi veniamo mandati, perché attraverso di noi Egli possa proseguire la sua missione di annuncio della salvezza. Non senza però essere rivestiti della sua stessa forza, immersi nella stessa fonte di grazia, consacrati con l’unzione dello Spirito Santo. Cosparsi e impregnati in ogni nostra fibra della forza e dell’amore stessi di Dio. Come Gesù anche noi possiamo lasciarci guidare dal Soffio di vita che promana dalla Santissima Trinità. Questo, e solo questo, rende possibile ciò che a noi possibile non è.
Senza questa novità divina nella nostra vita nulla cambierebbe, niente sarebbe trasfigurato e conformato allo splendore del Risorto. Solo la sua presenza in noi ci permette di rivestire fedelmente un tale alto ministero di mediazione sacramentale. E’ lo Spirito di Dio a costituirci collegio fraterno attorno al vescovo, corresponsabili di un’unica missione e solidali in ogni gesto e in ogni scelta. Solo grazie alla sua azione in noi diveniamo predicatori umili e coraggiosi della divina parola, mediatori fedeli della misericordia che salva, padri saggi e responsabili dei figli di Dio, fratelli di tutti e amici dei poveri. Lo Spirito dell’unità, della verità, della carità, dell’umiltà, della testimonianza, della lode e della pace. Colui che ha risuscitato Gesù dai morti, e che può guarire anche le nostre ferite, provocate dal male e dal peccato, così da aiutarci a divenire testimoni credibili in mezzo al suo popolo.
Fratelli presbiteri, e tutti voi fedeli, affidiamo, con le parole della liturgia, alla misericordia di Dio e alla forza dell’unzione dello Spirito Santo questo prezioso ministero a favore della nostra Chiesa diocesana. Concedi o Padre a tutti i sacerdoti della Chiesa, resi partecipi della consacrazione di Cristo tuo Figlio, di essere testimoni della sua opera di salvezza e, rinnovati ogni giorno dai santi misteri che celebrano, possano diffondere nel mondo il buon profumo di Cristo risorto. Amen.