Un piccolo gruppo di volontari della nostra diocesi, guidato da don Luca Lepri e dal direttore della Caritas diocesana, sarà presso il Campo della Caritas Umbria in Kosovo dal 20 al 30 agosto prossimo. E’ questo un appuntamento che si rinnova ormai da quindici anni, da quel primo viaggio nel luglio del 1999, a pochi giorni dalla fine del conflitto sanguinoso che aveva sconvolto quel piccolo territorio a un’ora di aereo da noi. Da quei tragici eventi sono nate alcune esperienze di solidarietà e riconciliazione che, pur nella fatica e fra mille difficoltà, hanno deposto semi di bene in tante persone: abitanti del Kosovo ma anche parrocchie, gruppi, associazioni, famiglie dell’Italia.
Tra i bei frutti nati in questi anni c’è la nuova casa di accoglienza che verrà inaugurata nel villaggio di Leskoc dal card. Gualtiero Bassetti il prossimo 24 ottobre. E’ un’opera che porta l’impronta anche della nostra comu- nità diocesana, che ha contribuito alla sua realizzazione con varie iniziative e con il lavoro di un gruppo di tecnici coordinati dall’architetto Giuseppe Lepri, che ha diretto i lavori iniziati nel 2010.
Partiamo quest’anno con negli occhi le scene di guerra che insanguinano tante, troppe zone del mondo (Siria, Irak, Palestina, Ucraina, Africa…), in cui non vengono risparmiate nemmeno le scuole e gli ospedali, e non c’è pietà neppure per i bambini.
Le vicende del Kosovo e quelle vissute in questo momento da milioni di esseri umani gridano che occorre avere il coraggio di uscire dalle logiche perverse della violenza e della vendetta.
Le vicende del Kosovo e quelle vissute in questo momento da milioni di esseri umani gridano che occorre avere il coraggio di uscire dalle logiche perverse della violenza e della vendetta.
Risuonano in noi le parole che Papa Francesco ha pronunciato all’Angelus del 27 luglio: “Vi chiedo di continuare a unirvi alla mia preghiera perché il Signore conceda alle popolazioni e alle Autorità di quelle zone la saggezza e la forza necessarie per portare avanti con determinazione il cammino della pace, affrontando ogni diatriba con la tenacia del dialogo e del negoziato e con la forza della riconciliazione. Al centro di ogni decisione non si pongano gli interessi particolari, ma il bene comune e il rispetto di ogni persona. Ricordiamo che tutto si perde con la guerra e nulla si perde con la pace!”