Umbertide celebra la Natività di Maria: il Vescovo invita a custodire la vita

La comunità di Umbertide ha celebrato oggi con profonda partecipazione la festa della Natività di Maria, patrona della città, nella Collegiata di Santa Maria della Reggia. Il solenne pontificale è stato presieduto dal vescovo di Gubbio, mons. Luciano Paolucci Bedini, alla presenza dei sacerdoti della zona, di numerosi fedeli e delle autorità civili e militari umbertidesi, a cominciare dal sindaco Luca Carizia.

L’omelia: vita e fede, non morte e violenza

Nell’omelia, il vescovo ha toccato con forza il paradosso di una festa che celebra la nascita e la vita in un tempo in cui, ogni giorno, i notiziari riportano immagini di morte, conflitti e violenze. «Siamo continuamente bombardati da storie e notizie di morte – ha detto – eppure noi cristiani celebriamo la vita, la vita che il Signore ci ha donato come dono supremo, unico».

Maria e il suo “Eccomi”

Il punto di riferimento, per mons. Paolucci Bedini, è ancora una volta Maria, con il suo “Eccomi” che ha reso possibile il progetto di salvezza. «Dio ha compiuto la salvezza, ma si è servito di quel piccolo sì… Dio presenta a Maria il suo progetto e le dice: colui che salverà il mondo nascerà da te. Ancora un segno di vita: la nascita».

L’appello: il mondo cambia con le nostre scelte

La nascita come speranza, ma anche come denuncia: «Noi ci commuoviamo di fronte ai bambini che continuano a nascere – ha sottolineato – eppure quante volte siamo capaci di oltraggiare quella vita che il Signore ci ha donato». Il vescovo ha parlato di un cuore umano che troppo spesso «si chiude alla misericordia di Dio» e che, in questa chiusura, «rende possibili tanto le divisioni nelle famiglie quanto le grandi guerre che adesso occupano lo spazio della comunicazione quotidiana».

Un monito che diventa appello a una responsabilità personale: «Non possiamo aspettare che qualcun altro cambi il mondo. La storia ci ricorda che il mondo cambia quando uno di noi, ciascuno di noi, fa la sua scelta di bene. Se io accolgo l’amore di Dio e vivo nella sua prospettiva di pace e fraternità, il mondo ha già cominciato a cambiare».

La conclusione: una fede che genera vita nuova

Il vescovo ha infine affidato a Maria il compito di ricordare ai fedeli «questa grande responsabilità» e di donare «la forza della fede per assumere quelle scelte che il Signore ci chiede, perché attraverso di noi mai passi la morte, ma solo la vita nuova del Signore risorto».

La presentazione del libro di mons. Pietro Vispi

Accanto al momento liturgico, la festa di oggi ha offerto anche un’importante occasione culturale: la presentazione del volume di mons. Pietro Vispi, parroco della Collegiata, “Santa Maria della Reggia in Umbertide – Storia, Arte, Devozione”.

La Collegiata raccontata dal parroco

Nella sua premessa, don Pietro si apre in modo personale e confidenziale, definendo la Collegiata «il grande amore della mia vita». Ricorda il primo incontro con la chiesa da adolescente, quando – arrivando a Umbertide da Gubbio – ne rimase colpito: «Era fatiscente, grande, trascurata ma bellissima. Mi colse un moto di malinconia e di dispiacere nel vederla in quello stato». Quel sentimento, racconta, non lo ha mai abbandonato e si è trasformato, anni dopo, in vocazione pastorale. «Quando mi fu chiesto se fossi disposto a sostituire mons. Fanucci in Collegiata – scrive – risposi che ci sarei andato in ginocchio».

Un’eredità spirituale e culturale per Umbertide

Dopo oltre trent’anni di ministero in città, Vispi affida a questo volume il compito di essere memoria viva e dono alla comunità: «Vorrei che questo libercolo restasse come piccola eredità per i cittadini di Umbertide, ai quali non posso lasciare altro se non questo segno di un amore grande per loro e per ciò che più li rappresenta: la Collegiata».

Un amore che ha anche il sapore della riparazione: «Vorrei risarcire la Collegiata dei torti storici, della disattenzione, dell’oblio, della sottovalutazione di cui è stata vittima». Per il parroco, infatti, Santa Maria della Reggia non è solo un capolavoro d’arte e di architettura, ma il cuore identitario di Umbertide, il luogo che custodisce le radici e il futuro della comunità.

Una giornata di fede, memoria e futuro

Così, la giornata della patrona ha unito memoria e futuro: da una parte il messaggio del vescovo che invita a scegliere la vita anche in tempi bui; dall’altra il lavoro di mons. Vispi, che restituisce alla città la memoria storica e spirituale della sua chiesa madre, segno di un amore fedele e duraturo.