Il saluto di mons. Ceccobelli agli eugubini:
“Siate fieri e accogliete il messaggio di Ubaldo”
GUBBIO (26 novembre 2017) – Nel pomeriggio di oggi, in Basilica di Sant’Ubaldo, ci sarà il saluto di mons. Mario Ceccobelli al patrono e alla diocesi eugubina. Alle ore 17 inizierà la solenne celebrazione presieduta dal Vescovo (in questo momento amministratore apostolico), con la partecipazione del coro dei “Cantores Beati Ubaldi” diretti da Renzo Menichetti. Seguiranno alcuni saluti istituzionali e civili. Poi l’omaggio musicale con il nuovo organo della basilica suonato da Eugenio Becchetti.
La celebrazione, i saluti e il momento musicale saranno trasmessi in diretta sul web e in tv. Sarà possibile collegarsi da computer, tablet e smartphone attraverso il sito www.diocesigubbio.it, attraverso il canale Youtube e la pagina Facebook della Diocesi di Gubbio. Anche Trg (sul canale 11 del digitale terrestre), trasmetterà il segnale in diretta, a partire sempre dalle ore 17.
Ecco il testo integrale dell’omelia di mons. Mario Ceccobelli, da considerarsi sotto embargo fino alle ore 17,30 di oggi e comunque fino al completo pronunciamento:
Carissimi, tra le molte e sagge riforme promosse dal Concilio Vaticano II per rendere la comunità cristiana al passo con i tempi e più efficiente l’organizzazione della vita delle diocesi e delle parrocchie, c’è anche quella che stabilisce che i vescovi, al compimento dei 75 anni di età, presentino le dimissioni al Santo Padre che, caso par caso, provvederà alla nomina del nuovo vescovo. Alcuni considerano questo limite troppo basso e vorrebbero innalzarlo a 80 anni, io invece sono convito che sia giusto ritirarsi perché il mestiere del vescovo rientra tra i lavori così detti usuranti e a 75 anni è opportuno lasciare la guida a mani più sicure e a menti più lucide.
Eccomi allora ai saluti.
Era domenica 6 febbraio 2005 quando feci il mio ingresso in diocesi e il mercoledì successivo iniziai, con la quaresima, il mio ministero che oggi, ultima domenica dell’anno liturgico e solennità di Cristo Re, concludo. Mi sembra che tutto il mio servizio episcopale sia stato vissuto entro un anno liturgico.
Le letture di oggi hanno tutte in comune la figura del pastore, in sintonia con il ministero proprio del vescovo, che è appunto pastore e custode di un gregge. Solo che il gregge del vescovo ha un’estensione numerica e geografica limitata, mentre il gregge del Signore, che è quello cui si riferiscono Ezechiele, il Salmo 22 e il Vangelo di Matteo è il gregge universale, ossia l’intera umanità. E le pecore, che sono sempre sorvegliate da ogni pastore sollecito e amoroso, sono gli uomini e le donne, ossia i figli e le figlie dell’unico Padre, desideroso di accogliere tutti nel suo Regno.
Ho scelto di porgere i miei saluti in questa basilica dove è gelosamente custodito il corpo incorrotto del nostro Patrono sant’Ubaldo e dove i fedeli vengono sempre numerosi per invocare la sua potente mediazione presso il Signore.
Oltre a essere il giorno dei saluti, questo è per me anche quello della gratitudine. Se oggi sono qui come 59esimo successore di sant’Ubaldo è dono di Dio, e anche voi siete stati per me dono di Dio. La mia stessa vita è dono di Dio: io non ho fatto niente, né per nascere, né per diventare prete e tanto meno per essere vostro vescovo.
Lasciatemi allora dire forte il mio grazie al Signore. Insieme alla vita umana ho ricevuto anche il germe della vita divina con i sacramenti della iniziazione cristiana. I miei genitori mi hanno trasmesso con l’esempio più che con la parola il dono grande della fede, i miei parroci mi hanno aiutato a scoprire i doni dello Spirito e tra questi la chiamata a essere prete.
In questo santuario, dove gli eugubini salgono con gioia molte volte durante l’anno, e dove i ceri vi vengono portati tre volte, di corsa e “ilariter”, per rendere omaggio al loro Patrono, vengo oggi anch’io per salutare sant’Ubaldo, ma non in maniera definitiva, perché spero di poter tornare a contemplarlo e invocarlo affinché continui a essermi compagno di viaggio per il tratto di strada che dovrò ancora percorrere prima di essere con lui nel Regno.
Ho già sperimentato la sua potente mediazione durante il mio servizio episcopale, a Lui mi sono rivolto ogni giorno per chiedere la sua intercessione che non mi è mai venuta meno.
Oggi saluto anche tutti voi, fedeli della Chiesa eugubina mia sposa amata, voi che avete avuto molta pazienza con me, con i miei limiti, con le mie fragilità, con le mie paure, con i miei ritardi, e nonostante queste deficienze mi avete sopportato e direi anche voluto bene. Almeno questo ho percepito nei tanti incontri avuti con questo popolo eugubino, da cui mi sono sentito accolto e amato. Grazie di cuore.
Carissimi, insieme ai saluti vi lascio un’ultima raccomandazione che raccolgo dalla vita di Ubaldo e dalla liturgia di oggi.
Non limitatevi a celebrare la festa di sant’Ubaldo, la sua presenza non sia solo quella delle immagini, statue e reliquie custodite gelosamente nelle vostre case, ma sappiate accogliere il suo messaggio ancora attuale: pace e concordia, fede e vita cristiana. Ricordate che la vita santa non è soltanto prerogativa di alcuni, ma vocazione di tutti i battezzati. Tutti siamo chiamati a essere santi come il Padre nostro è Santo e come Ubaldo ci mostra con la sua vita. Raccogliamo ancora i suoi appelli a vivere le relazioni umane all’interno delle famiglie, delle comunità parrocchiali, della città, della società tutta, camminando sui sentieri della pace e della riconciliazione.
La seconda raccomandazione la prendo dal Vangelo che la Chiesa oggi proclama. L’evangelista Matteo ci ricorda l’ultima venuta del Figlio dell’Uomo e il giudizio che sarà fatto su ogni creatura. L’esame sarà molto concreto e si baserà sulla valutazione del nostro comportamento con gli altri, tutti amati da Dio, Padre di tutti.
“Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre” (Mt 25,32). A quelli posti alla sua destra dirà: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno …, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,34-36). Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?” (Mt 25,37-39). E il Re risponderà loro: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 2540).
Per quelli posti alla sinistra ci sarà invece: “Via, lontano da me, maledetti, … perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato” (Mt 25,41-43). Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “Tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me” (Mt 25,44-45).
Ubaldo ha ricordato con forza ai fedeli del suo tempo queste parole e ha voluto che in ogni luogo di preghiera ci fosse anche un luogo di accoglienza per i poveri. Vi sia sempre presente il suo celebre motto: “nullum oratorium sine ospitio”, “nessun luogo di preghiera senza un luogo d’ospitalità per i poveri”. Questo monito ci è stato tante volte ricordato da don Angelo e ripetuto, in particolare in questi ultimi anni, da Papa Francesco.
Coraggio cari eugubini, siate fieri delle vostre radici, nobilitate dai vostri Padri Ubaldo e Francesco, che hanno lasciato in questa terra esempi incorruttibili di riconciliazione, di comprensione e di pace con i fratelli e con l’intero creato.
+ Mario, Amministratore Apostolico
Note: immagini fotografiche della celebrazione di oggi pomeriggio, al link…