Un autentico viaggio alla scoperta del celebre affresco del Maestro della Croce di Gubbio appena restaurato e una panoramica dei “segreti” del palazzo dei Canonici, nel complesso della cattedrale eugubina. È stato proprio il refettorio dell’edificio del Museo diocesano, dove si trova il dipinto recuperato, a ospitare l’incontro per illustrare l’intervento compiuto sull’opera, realizzato con il contributo della Conferenza episcopale italiana (Cei) e il sostegno della Fondazione Perugia.
Il saluto di Vescovo, Sindaco e Fondazione Perugia
Il vescovo di Gubbio Luciano Paolucci Bedini ha ricordato l’importanza di queste opere dal punto di vista devozionale e non solo culturale, e della difficoltà che spesso si incontra a dover sostenere la conservazione corretta del corposo patrimonio culturale che la diocesi tutela. Nel suo saluto, poi, il sindaco Filippo Mario Stirati ha sottolineato la pregevole rete che continua a caratterizzare gli eventi culturali cittadini tra Diocesi, Comune e Polo museale regionale. Ha chiuso gli interventi istituzionali Lucio Lupini che ha portato il saluto della presidente della Fondazione Perugia, Cristina Colaiacovo, complimentandosi per l’importante opera di restauro.
La crocifissione affrescata
L’affresco è inserito sotto una sorta di arcosolio all’interno di un ambiente che fa parte dell’antico palazzo dei Canonici, sorto insieme alla cattedrale duecentesca e destinato alla vita comune del clero. Da una pergamena del Diplomatico della cattedrale apprendiamo che negli anni Venti del 1200 il priore dei canonici otteneva un prestito pro aedificatione mensae e infatti la grande sala era destinata all’uso di refettorio dei canonici regolari che qui abitavano, sottoposti alla regola agostiniana di Santa Maria in Porto a Ravenna.
La presentazione del restauro
La tavola rotonda per illustrare il lavoro di recupero è stata moderata da Elisa Polidori, responsabile del Polo museale diocesano, che ha presentato la direzione scientifica del Museo, affidata a Giordana Benazzi, storica dell’arte ed ex funzionaria della Soprintendenza umbra. Con la sua relazione ha ripercorso le tappe delle attribuzioni fatte nel corso degli anni al Maestro della Croce di Gubbio, analizzandone gli aspetti storico-artistici più minuziosi e interessanti.
La discussione è poi proseguita attraverso le parole di Elena Squillantini, ricercatrice dell’Università di Firenze, con la presentazione di un approfondimento di grande interesse sul refettorio del palazzo dei Canonici. Sono state messe a confronto strutture simili databili tra il XIII e il XIV secolo, in altre zone d’Italia, sottolineando la grandiosità e l’unicità del refettorio eugubino come unicum, appunto, per la straordinaria conservazione di alcuni elementi come il coro lapideo e l’affresco del Maestro della Croce.
Interessante è stato poi l’intervento di Filippo Paciotti, archivista e bibliotecario diocesano, che agganciandosi allo studio della Squillantini ha condotto il pubblico, attento e coinvolto, nel racconto di altri spazi del palazzo alla luce della Regula Clericorum, testo normativo voluto dal vescovo eugubino sant’Ubaldo, come regola per i suoi canonici, sottolineando l’importanza che il palazzo aveva all’epoca del suo massimo utilizzo. Per la sua imponenza, di fronte ai palazzi del potere civile prima dell’edificazione di palazzo Ducale, quello dei canonici rappresentava un edificio di grandiosa rilevanza, che definiva anche il potere civile e non solo religioso che i canonici stessi avevano al tempo.
La descrizione tecnica del recupero
L’intervento tecnico sul restauro è stato introdotto dal responsabile per dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici della diocesi di Gubbio, Paolo Salciarini, che ha spiegato il percorso per arrivare a interventi di recupero come questi, l’importanza dei contributi che giungono dai vari enti e che si rivelano indispensabili per la tutela e la conservazione del patrimonio storico-artistico.
Le conclusioni sono state affidate a Loredana Ferranti, la restauratrice che ha svolto il prestigioso intervento sull’affresco del Maestro della Croce. Davanti ad alcuni studenti del corso di restauro dell’Università di Urbino ha raccontato di come quello al Museo diocesano non sia stato un cantiere qualsiasi e che l’emozione di restituire alla cittadinanza e ai visitatori un’opera di tale importanza sia stata un tassello cruciale della sua carriera di restauratrice. Ha poi elencato tecnicamente le fasi e gli interventi fino a sottolineare l’incredibile recupero della gamma cromatica che l’affresco celava sotto uno strato di polvere ormai secolare.
Le opere di restauro continuano
In chiusura, salutando e ringraziando la platea, Elisa Polidori si è collegata all’intervento di Paciotti, definendo il prossimo triennio di grande importanza per le sorti del palazzo: ci saranno straordinarie opere di restauro di sale attualmente chiuse al pubblico, che consentiranno una lettura più efficace sulla struttura dal punto di vista storico e daranno modo di approfondire gli studi già avviati sulla vita dei canonici nel palazzo.