La Chiesa eugubina perde don Angelo Fanucci. A San Francesco i funerali

Don Angelo Fanucci con il vescovo Luciano in comunità

Si è spento, nelle prime ore del giorno, don Angelo Maria Fanucci, sacerdote della Chiesa eugubina e presidente onorario della Comunità di Capodarco dell’Umbria. Pur essendo nato a Scheggia, nel 1938, si sente eugubino fino in fondo, come lui stesso ha scritto. “Ama visceralmente – ha detto di se stesso – questa sua città. Visceralmente. Soprattutto per questo disse di no quando, agli inizi del suo percorso sacerdotale, gli venne proposto di trasferirsi al Laterano per una (poco probabile) carriera universitaria”.

Nei mesi scorsi, le sue condizioni di salute erano state minate da una serie di problemi circolatori che avevano lasciato alcune difficoltà motorie. Poi, domenica sera, il ricovero in ospedale per un aggravarsi della sua situazione clinica.

Le parole del vescovo Luciano

Il vescovo Luciano insieme a don Angelo Fanucci

Il vescovo Luciano insieme a don Angelo Fanucci

“Don Angelo è sempre stato una persona estremamente aperta dal punto di vista culturale – ha detto il vescovo Luciano Paolucci Bedini – e desiderosa di intrecciare il dialogo con tutte le componenti del panorama sociale e culturale, con una intelligenza fine, capace di esprimere la propria idea, rispettando la posizione degli altri, ma sempre con una comprensione molto profonda dei valori in gioco. Poi, sul fronte della carità, don Angelo ha espresso da parte sua, in tutti questi anni, una radicalità cristiana che a volte può averlo fatto apparire come profeta, altre volte come sognatore, o inopportuno e maldestro magari nella gestione delle cose ma con un unico chiaro orizzonte di condividere la vita con chi più aveva bisogno di vita”.

Una vita dedicata agli altri, quella di Fanucci. Prima la gioventù eugubina del Movimento studentesco negli anni Sessanta, poi la Comunità di Capodarco, fondata nel 1966 nel fermano da don Franco Monterubbianesi e portata a Gubbio proprio da don Angelo negli anni Settanta. Il mondo della disabilità, senza pietismi e commiserazione – come lui stesso amava ripetere -, è sempre stato la sua “casa” e la sua famiglia, tanto da essere il primo sacerdote in Italia ad adottare legalmente un ragazzo diversamente abile. 

A San Francesco, l’ultimo saluto

Il funerale di don Angelo Fanucci sarà celebrato domani, alle ore 15, nella chiesa di San Francesco, con tutte le attenzioni e le restrizioni legate all’emergenza sanitaria in atto, quindi distanziamento, mascherine e un numero massimo di cento partecipanti all’interno dell’edificio sacro. Per evitare assembramenti, la santa messa sarà trasmessa in streaming video sul sito www.diocesigubbio.it, sui social media della Diocesi di Gubbio e in diretta anche da Trg sul canale 11 e sul sito www.trgmedia.it. 

A proposito di mezzi di comunicazione, dal 1978 ha collaborato assiduamente con La Voce, il settimanale delle Chiese umbre. Nel suo ultimo scritto, la scorsa settimana, don Angelo parla di coronavirus ma soprattutto – come ha fatto spesso – parla di sinistra, con la consueta lucidità e la capacità di mettere ogni cosa al suo posto. 

La sua ultima “Abat jour” su La Voce

Don Angelo Fanucci“Mentre scrivo – recita la sua rubrica Abat jour nell’ultimo numero del giornale – ho sotto gli occhi le manifestazioni di giovani napoletani contro il coprifuoco: non è ancora il lockdown, la chiusura totale, e già la ministra dell’Interno Lamorgese parla di una reazione da guerriglia urbana. Tra le altre, una cosa mi ha colpito: pare che tra i massimi promotori della guerriglia ci siano alcuni Centri sociali promossi dalla sinistra. Ho provato un disagio profondo: ancora una volta ‘sinistra’, una delle parole più nobili nella nostra storia sociale, viene bistrattata. Sinistra. La sinistra, con l’articolo determinativo. Per me, un punto assoluto di riferimento. La sinistra designa un grande movimento d’opinione e d’azione che nel Settecento si oppose alla dittatura del liberismo selvaggio, il quale puntava all’ulteriore depauperamento dei poveri, perché – diceva Adam Smith – nel gene culturale dell’uomo non esiste nessuna sollecitazione alla solidarietà. La sinistra ha avuto i suoi teorici, che come Marx ne hanno dato una loro versione tutta ideologica; ha avuto i suoi presunti realizzatori, come Stalin, che ne hanno rivendicato il monopolio e hanno messo in piedi quelle tragiche caricature che furono i socialismi reali dell’Europa dell’Est, dove l’oppressione dell’uomo sull’uomo era chiamata ‘potere al popolo’, e troppo a lungo anche da noi c’è stato chi ha dato fiducia a quei fantocci. Travisamento totale. Ora, che una sinistra giovanile come quella napoletana trasgredisca, ed esorti a trasgredire, le norme con le quali lo Stato tenta di tutelare la vita, soprattutto quella dei soggetti deboli, è pazzesco. ‘Lo fanno in nome della libertà’. Ma nella sinistra autentica, quella che nello Stato e nei partiti politici è sempre stata all’opposizione, libertà e senso di responsabilità sono sempre andate a braccetto”.