La chiesa di Madonna del Prato nella nuova campagna Cei-8xmille

Una firma che si traduce in accoglienza, solidarietà e speranza. Torna on air dal 13 aprile la nuova campagna di comunicazione dell’8xmille alla Chiesa cattolica, con l’obiettivo di mostrare il valore di questa scelta che ognuno di noi può fare e il suo impatto nelle vite di tanti.

É il racconto di una Chiesa in uscita che risponde alle nuove povertà e ai bisogni sempre più complessi di fasce di popolazione diverse. Poliambulatori che erogano cure gratuite, dormitori, mense, doposcuola, stanziamenti per calamità naturali, guerre ed emergenze umanitarie nel mondo: sono solo alcuni esempi della rete capillare di solidarietà che non lascia indietro nessuno. Grazie all’8xmille alla Chiesa cattolica, dal 1990, ogni anno vengono realizzati migliaia di progetti, secondo tre direttrici fondamentali di spesa: culto e pastorale, sostentamento dei sacerdoti diocesani, carità in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.

Cultura, fede e bellezza: l’8xmille restituisce ogni anno tesori alla comunità

I fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica non solo sostengono chi è in difficoltà ma salvaguardano anche l’immenso patrimonio dei beni culturali ecclesiastici. Come è accaduto a Gubbio dove la chiesa della Madonna del Prato è tornata al suo splendore grazie a un importante intervento di restauro conservativo. Questo capolavoro barocco, sito appena oltre le mura che racchiudono il centro storico di Gubbio, lungo la via Perugina, principale collegamento verso Perugia, edificato nel 1662 su iniziativa del vescovo Alessandro Sperelli, sorge su un terreno un tempo appartenente alle Monache di Santo Spirito, dove si trovava una piccola cappella. Fin dall’esterno, la chiesa colpisce per la sua eleganza e imponenza, resa evidente dalla raffinatezza architettonica e dalla qualità dei materiali utilizzati.

L’opera nacque grazie all’intercessione del cardinale Ulderico Carpegna, che favorì la creazione di una chiesa ispirata al celebre progetto del San Carlino alle Quattro Fontane di Francesco Borromini (1599-1667). Con l’approvazione dello stesso Borromini, la chiesa si colloca come uno straordinario esempio dell’architettura barocca italiana. Varcata la soglia, l’ampiezza della cupola e l’armonia delle proporzioni interne lasciano il visitatore incantato, mentre la luce soffusa esalta i dettagli architettonici, creando un’atmosfera di profonda spiritualità.

Uno scrigno che racchiude un tesoro di arte e spiritualità

“La Madonna del Prato è uno scrigno – sottolinea Elisa Polidori, direttrice dell’Ufficio Beni culturali della diocesi di Gubbio – che racchiude un tesoro inestimabile. Non si tratta solo di suscitare emozioni, ma di rappresentare visivamente il mistero di Dio, così come lo ha trasmesso la Rivelazione e interpretato la Tradizione”.

Danneggiata dal terremoto del 2016, la chiesa ha richiesto importanti interventi strutturali, per garantirne la stabilità, ed artistici per restituirle la sua bellezza originaria. I lavori, iniziati nel 2019 e conclusi nel dicembre 2020, hanno coinvolto oltre 30 maestranze impegnate nel recupero di 600 mq di stucchi e 330 mq di superfici affrescate e intonaci. Il progetto è stato realizzato, soprattutto, grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, dimostrando il valore della collaborazione tra istituzioni ecclesiastiche e la comunità locale.

“Siamo partiti dalla ristrutturazione della pavimentazione fino alle parti in stucco, – spiega Francesco Raschi, architetto responsabile del progetto di restauro – i modanati, le colonne, le trabeazioni, giungendo al consolidamento e al restauro dell’affresco vero e proprio. Senza l’intervento dei fondi dell’8xmille della Chiesa cattolica, questo intervento non sarebbe stato realizzato, ma neanche pensato”.

“Restaurare una chiesa – aggiunge don Fabricio Cellucci, parroco della Madonna del Prato – significa riportarla al suo ruolo originario: non solo custode di arte e storia, ma cuore vivo della comunità. Come diceva San Giovanni Paolo II, ‘l’arte sacra non è solo memoria, ma rivelazione del mistero di Dio’. Questo restauro è stato per noi una rigenerazione spirituale, un’opportunità per riscoprire la bellezza della fede che abita questi luoghi”.

“La bellezza che rinasce è un dono di Dio per il popolo, ma anche un invito a custodirla e a renderla viva” – sottolinea mons. Luciano Paolucci Bedini, Vescovo della diocesi di Gubbio e Città di Castello – Questa chiesa restaurata non è solo una pietra da contemplare, ma una casa di fede in cui la comunità può incontrarsi e crescere”.

Centro di vita liturgica e pastorale della comunità

Oggi la Chiesa della Madonna del Prato, visitata ogni anno da oltre 12mila persone, non è solo uno scrigno d’arte, ma il centro della vita liturgica e pastorale della comunità. “Riuscire a tutelare un bene come quello della Chiesa della Madonna del Prato – conclude Elisa Polidori – rappresenta un dovere da parte della comunità intera e soprattutto da parte, in questo caso, della diocesi locale, perché significa conservare e tramandare per le future generazioni non solo un bene monumentale e, quindi, un’opera d’arte, ma anche l’identità di un’intera comunità”.

Nel contesto del cammino sinodale, la storia del restauro della Madonna del Prato rappresenta un esempio concreto di comunione e collaborazione, un segno tangibile di come arte, fede e partecipazione possano intrecciarsi. “Ogni dettaglio recuperato – conclude mons. Paolucci Bedini – parla di una comunità che cammina insieme, unita dalla volontà di custodire e tramandare non solo un’eredità artistica, ma anche una fede viva e condivisa”.

Ai 533mila euro provenienti dalle firme dei contribuenti si sono aggiunti 250 mila euro di fondi per il terremoto, messi a disposizione dalla Regione Umbria, indispensabili per completare i lavori, ma anche 55mila euro erogati dalla Parrocchia Madonna del Prato. Il video relativo alla Chiesa della Madonna del Prato – disponibile sia sul sito 8xmille.it che nel relativo canale YouTube 8xmille – racconta, attraverso la testimonianza di chi la vive quotidianamente, l’opera che ha riconsegnato a fedeli e visitatori un antico gioiello.

Il recupero della tela con sant’Ubaldo e il Barbarossa

Il restauro della chiesa di Madonna del Prato quest’anno può definirsi completo anche per il recupero di un’altra straordinaria opera custodita al suo interno: la tela monumentale di Ciro Ferri, “L’incontro tra Sant’Ubaldo e il Barbarossa”. Questo dipinto- di proprietà comunale e restaurato da Ikuvium RC grazie al supporto del Lions Club Gubbio – è di grande rilievo non solo per le sue dimensioni e per la qualità pittorica, ma anche per il suo valore storico e simbolico. Rappresenta uno dei rari esempi di “gusto passo”, narrando un momento fondamentale per la città di Gubbio sia dal punto di vista religioso che civile, andando oltre le semplici reazioni di apprezzamento emotivo. Il restauro del dipinto sarà presentato il 27 giugno prossimo, alle ore 18, nella Sala dell’Arengo del Palazzo dei Consoli di Gubbio. Fino al 4 settembre, poi, la tela resterà esposta nell’Arengo per poi essere ricollocata nella sua sede.

L’8xmille: un moltiplicatore di risorse e servizi per il bene comune

Nel 2024 sono stati assegnati oltre 275 milioni di euro per interventi caritativi (di cui 150 destinati alle diocesi per la carità, 45 ad esigenze di rilievo nazionale di cui circa la metà destinati a Caritas Italiana e 80 a interventi a favore dei Paesi più poveri). Accanto a queste voci figurano 389 milioni di euro per il sostentamento degli oltre 32 mila sacerdoti che si spendono a favore delle comunità e che sono spesso i primi motori delle opere a sostegno dei più fragili. E oltre 246 milioni di euro per esigenze di culto e pastorale, voce che comprende anche gli interventi a tutela dei beni culturali ed ecclesiastici per continuare a tramandare arte e fede alle generazioni future oltreché rappresentare indirettamente un volano per l’indotto economico e turistico locale.

L’8xmille è quindi un vero e proprio moltiplicatore di risorse e servizi che ritornano sul territorio a beneficio di tutti. La Chiesa cattolica non si limita all’assistenzialismo, ma promuove percorsi di crescita personale e reinserimento sociale. Basta osservare i numerosi progetti promossi dalle diocesi per rendersi conto delle opportunità offerte dalla carità locale.

“Firmare per la Chiesa cattolica – afferma il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – significa essere parte di un enorme circuito di solidarietà attraverso il quale è possibile portare aiuto a migliaia di persone, sia in Italia che nei Paesi più poveri del mondo. La Chiesa, infatti, è accogliente e aperta a tutti, non solo i credenti, e non lascia indietro nessuno: malati, disoccupati, anziani, giovani, donne sole e famiglie vulnerabili. In una sorta di welfare parallelo che offre però non solo sostegno materiale ma anche relazionale operando in sinergia con altre realtà del territorio per costruire reti di supporto integrate ed efficaci. Se non ci fosse la Chiesa e il lavoro straordinario svolto dalla macchina del volontariato ci sarebbe un vuoto enorme”.

Una campagna multicanale per un messaggio di corresponsabilità

La campagna 8xmille Cei è ideata dall’agenzia Vml, la regia è di Edoardo Lugari, le foto sono di Francesco Zizola e la casa di produzione è Casta Diva/Masi Film. Pianificata su tv e web con otto soggetti nei formati 20”, 15” e 6”, a seconda del canale e dei diversi target, la campagna si svilupperà anche su stampa, affissione, radio, display e video strategy.

Nel sito www.8xmille.it sono disponibili i filmati di approfondimento sulle singole opere, al centro della campagna, mentre un’intera sezione è dedicata al rendiconto storico della ripartizione 8xmille, a livello nazionale e diocesano, nel segno della trasparenza.

Il restauro della chiesa ha acceso l’attenzione anche su un’altra straordinaria opera custodita al suo interno: la tela monumentale di Ciro Ferri, “L’incontro tra Sant’Ubaldo e il Barbarossa”. Questo dipinto, di proprietà comunale, è di grande rilievo non solo per le sue dimensioni e per la qualità pittorica, ma anche per il suo valore storico e simbolico. Rappresenta uno dei rari esempi di “gusto passo”, narrando un momento fondamentale per la città di Gubbio sia dal punto di vista religioso che civile.