Un “fiume” di canti, preghiere, luci, fedeli e devozione è tornato a scorrere lungo le vie e le piazze del centro storico di Gubbio, con la tradizionale processione del Cristo morto nel Venerdì santo. Una rappresentazione sacra della Passione del Signore che, dal chiuso delle chiese, scende in strada grazie alla confraternita di Santa Croce della Foce, ai cori del Miserere e delle pie donne, alla Chiesa eugubina e a tante altre istituzioni e realtà del mondo ecclesiale e civile. Le statue del Cristo morto e della Madonna addolorata sfilano in mezzo alla gente lungo un itinerario che tocca i quartieri del centro cittadino, illuminate dai bagliori dei fuochi e delle fiaccole. Come di consueto, rientrando nella chiesa di San Domenico, il vescovo Luciano Paolucci Bedini propone la meditazione che riportiamo in video e nel testo integrale.
Il video dell’omelia del vescovo Luciano
Il testo integrale della meditazione di mons. Paolucci Bedini
La morte di Gesù ci appare come una sconfitta. È sconfitta l’umanità, che ancora una volta non ha trovato il coraggio dell’ascolto e del dialogo, e si è nascosta dietro l’ignominia del potere, della forza e della violenza. È sconfitto il popolo, ogni popolo, che mette avanti le differenze, le tradizioni e le culture come qualcosa che divide e oppone, invece di conoscere e accogliere tutto ciò con umiltà e rispetto, come ricchezza e non come una minaccia. È sconfitto Dio, che nel suo desiderio di salvezza per ogni uomo di ogni tempo, ha incontrato ancora una volta la superbia della creatura umana, incapace di fidarsi del suo Creatore, presuntuosa della sua miserabile signoria.
Eppure la morte di Gesù è la radice della vittoria di Dio e di ogni uomo. È il seme nuovo che solo può rinnovare il raccolto, e colorare una nuova primavera dell’umanità, liberando il profumo di un amore nuovo ed eterno. Ogni credente, che con profonda fede, in questo giorno mesto, celebra la passione di Cristo e onora il suo martirio d’amore, non può che bandire dal suo cuore ogni forma di oltraggio, di contrapposizione, di giudizio e di violenza nei confronti del suo prossimo.
Cantare, con tanta devozione, la misericordia di Dio, che nel Figlio Gesù strappa dalla nostra esistenza il male che ci incatena e ci opprime, libera in noi la potenza della vita così come Dio l’ha pensata e creata. La sintonia autentica del nostro cuore con il lamento del mondo, che piange la morte del suo Dio, ci renda capaci di rovesciare le pietre pesanti che chiudono i sepolcri e conservano le solitudini, i dolori e le disperazioni di tanti nostri fratelli e sorelle.
In Gesù crocifisso il sangue di Dio, allora come oggi, cade su una terra santa, come santa è ogni terra abitata dagli uomini suoi figli, e la intride di passione per la vita e contro ogni morte, perché nessun abbia più a subire le ingiurie della violenza per mano dei fratelli. Il nostro pensiero e la nostra preghiera, stasera, va alle sorelle e ai fratelli della terra di Gesù, a noi tanto cara. A tutti quegli uomini e quelle donne che, divisi dalla stoltezza dell’arroganza, si stanno combattendo come nemici, ignari del sacrificio di chi su quella terra ha dato la sua vita, una volta per sempre, perché nessuno più fosse nemico e straniero.
La tenerezza materna di Maria, madre e sorella nostra, addolorata per la sofferenza e la morte di tanti suoi figli, ci trattenga sotto la croce di Gesù per imparare, e non dimenticare, l’assurdità del male e la grandezza dell’amore che lo vince. Amen.