Sessant’anni dopo la morte, una giornata di studi e di memorie popolari restituisce l’attualità di un pastore amato
Una sala gremita, molti eugubini di ogni età, studiosi e sacerdoti. La conferenza dedicata a mons. Beniamino Ubaldi, nel sessantesimo anniversario della sua morte, si è trasformata in un incontro di memoria viva. L’iniziativa – promossa in collaborazione con l’Università di Perugia, Roma Tre e l’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea (Isuc) – ha voluto restituire alla città il profilo storico e spirituale di un vescovo che ha guidato la diocesi di Gubbio per oltre trent’anni, in un tempo attraversato da guerre, trasformazioni sociali e rinnovamento ecclesiale.
L’incontro si è aperto con i saluti di mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio, che ha ricordato la grande eredità di fede, carità e intelligenza pastorale lasciata da mons. Ubaldi, e dell’assessore alla Cultura del Comune di Gubbio, Paola Salciarini, che ha sottolineato il legame profondo tra la città e i suoi pastori, nella continuità di una storia che intreccia spiritualità e identità civile.
Un dialogo tra storia e memoria
La giornata di studi ha proposto un articolato percorso di approfondimento, con le relazioni di Mario Tosti e Andrea Possieri dell’Università di Perugia, Giorgio Cardoni, collaboratore dell’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea (Isuc), Maria Lupi dell’Università Roma Tre e Giancarlo Pellegrini, anch’egli già docente dell’Università di Perugia. Gli studiosi e storici hanno indagato diversi aspetti dell’episcopato di Ubaldi: dalla formazione teologica all’azione pastorale nel dopoguerra, dal rapporto con il mondo cattolico e le sfide sociali dagli anni Trenta ai Cinquanta, fino alla sua partecipazione al Concilio Vaticano II.
Un dialogo vivace e documentato che ha mostrato la modernità di un vescovo capace di tenere insieme fede, cultura e impegno civile, in un periodo storico complesso ma ricco di fermenti.
“I vescovi lasciano tracce concrete – ha spiegato don Francesco Menichetti, introducendo i lavori –: lettere pastorali, convegni, atti. Spesso restano documenti dimenticati, ma dentro vi è un patrimonio straordinario di fede e storia.
Ubaldi è stato uno dei pastori più longevi e significativi della nostra diocesi, vissuto in un tempo cruciale, dal dopoguerra ai fermenti del Concilio Vaticano II. Fu capace di incarnare il Vangelo nella vita civile e sociale, guidando la Chiesa eugubina verso un modello di comunione e di pace. Oggi conoscere meglio il suo episcopato ci aiuta a leggere la storia con gratitudine e a trarne ispirazione per il presente”
La voce della città: un documentario di testimonianze
Ad aprire l’incontro, un video documentario con le testimonianze di chi conobbe da vicino il vescovo Ubaldi, realizzato attraverso interviste a sacerdoti e laici che ne hanno condiviso il cammino spirituale e umano. Le voci di mons. Fausto Panfili, mons. Mauro Salciarini, Gianfranco Salciarini, Giancarlo Pellegrini e Giancarlo Sollevanti hanno restituito il ritratto di un uomo di Dio radicato nella vita quotidiana della sua gente: un pastore che ascoltava, incoraggiava, rimproverava con dolcezza, e soprattutto camminava accanto al suo popolo.
“Era un padre che ti amava e ti dava sicurezza” ha ricordato mons. Panfili. Per mons. Salciarini, “la sua grandezza fu nella vicinanza alle persone, nella capacità di chiamare ognuno per nome”. E nei ricordi di Gianfranco Salciarini riaffiora l’immagine del vescovo “che offrì la propria vita per salvare gli ostaggi dei Quaranta Martiri: un gesto che ne rivela la statura morale e spirituale”. Giancarlo Pellegrini, con emozione, lo rivede “salire verso Sant’Ubaldo, con il breviario in mano e il cane che lo precedeva, immagine di preghiera e semplicità”. Per Giancarlo Sollevanti, invece, “ogni sua visita in parrocchia era un evento: la sua voce e la sua presenza lasciavano un segno di fede e responsabilità”.
“Li ho amati, e sono stato da essi riamato”
A chiudere la giornata, un momento di grande intensità: la riscoperta di un frammento del testamento spirituale di mons. Ubaldi, ritrovato anni fa da Fabrizio Cece su un antico disco flessibile e recuperato nel sonoro da Gianluca Sannipoli e Fausto Matteucci.
In quelle parole, registrate nel 1952, il vescovo affida il suo ultimo pensiero agli eugubini:
“Gli eugubini, clero e popolo, hanno avuto, hanno e avranno il primo posto nel mio cuore di Vescovo. Li ho amati e, devo dirlo a onor del vero, sono stato da essi riamato. Li saluto quindi e benedico in modo tutto particolare. La mia tomba riaccenda in essi il ricordo del loro vescovo e, col ricordo, la preghiera per l’anima sua. Punto anch’io spero di trovarvi, o cari eugubini, dopo la morte, di fare anzi qualche cosa di più di quello che non abbia fatto per voi durante la vita, quando mi sarà dato di ritrovarmi in cielo con sant’Ubaldo e di intercedere insieme con lui, per tutti voi, al cospetto di Dio”.
Un messaggio d’amore e di comunione che, a distanza di sessant’anni dalla morte del vescovo, continua a parlare al cuore di una città che non ha mai smesso di sentirlo vicino. Perché mons. Beniamino Ubaldi resta – come ha detto un testimone – “il vescovo del cuore eugubino”, pastore e padre di una Chiesa che sa ancora riconoscersi nella gratitudine e nella memoria.

